Voglio essere me Gino Santercole a 74 anni torna a cantare
ROMA. «Voglio essere me / con tanti e troppi perchè / Bastardo quanto basta per sopravvivere / E non mi va di sgomitare per aver un buon lavoro / se poi quando giri per le strade / la disperazione è...
ROMA.
«Voglio essere me / con tanti e troppi perchè / Bastardo quanto basta per sopravvivere / E non mi va di sgomitare per aver un buon lavoro / se poi quando giri per le strade / la disperazione è l'unica amicizia».
A 74 anni, Gino Santercole dà voce, con il suo album “Voglio essere me”, in uscita oggi per Egea Music, alla sua protesta e a quella di tutti coloro che vogliono farsi riconoscere per quello che sono davvero. Lui, nipote di Adriano Celentano - un'etichetta che non ha mai amato -, lui con alle spalle gli inizi con i Ribelli e il passaggio al Clan, autore dell'intero album “Svalutation” del Molleggiato e di brani di successo come “Una carezza in un pugno” e “Straordinariamente” (il brano che Sofia Loren ha definito il suo preferito), lui ora vuole riappropriarsi della sua identità. «Sono tornato alla musica dopo diversi anni, e la musica mi riprende sempre - spiega all'Ansa Santercole, chitarrista, cantante, autore ma anche attore, carriera per la quale nel '72 si trasferì da Milano a Roma dove poi è rimasto. «Voglio essere me è un pezzo blues che arriva dalla mia cultura musicale. E il blues è la musica dell'anima. Io nasco con le musiche del rock'n'roll, con Louis Armstrong, Ray Charles, Frank Sinatra. Una passione per le sette note, tra jazz, rock e country americano, nata grazie alla mia famiglia. Mio padre costruì da solo sua chitarra, mio zio suonava il mandolino e mia mamma cantava».
Una vita in musica quella di Santercole, che oggi però guarda con occhio critico al panorama attuale. «La musica di oggi non mi emoziona più. Ci saranno certamente dei bravissimi cantanti in giro ora, ma non sento qualcosa che mi piace. È un panorama senza alberi. I talent alla mia epoca erano i festival, ma andavi lì già con un'esperienza, eri preparato. I ragazzi vogliono essere Vasco Rossi, io voglio essere me».