L'INTERVISTA
"Gol, punti e rituali. Ecco la nostra rotta per il sogno serie A"
Repetto: "Ruolino da promozione, ma la strada è lunga. Rinnovo Pillon? C'è una clausola che scade a febbraio..."
PESCARA. Tre promozioni, capitano, direttore generale, direttore sportivo ora responsabile dell’area tecnica del Pescara. Giorgio Repetto da quest’anno si è messo dietro le quinte, ma è sempre presente accanto a Bepi Pillon. In estate ha deciso di evitare i riflettori, lasciando il compito del mercato al ds Leone. Una nuova vita da responsabile dell’area tecnica. «Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa». La citazione di Andrea Pazienza è il filo conduttore della carriera del 66enne dirigente del Pescara, che punta dritto alla serie A.
Repetto, pronto per la A?
«Il campionato è molto equilibrato e sarà una battaglia fino alla fine. Il Palermo secondo me si staccherà e farà un campionato a parte. Noi combattiamo per i play off».
Il cammino, però, è da promozione diretta.
«Conquistare 22 punti dopo 12 giornate è un ruolino di marcia pazzesco, anche perché abbiamo giocato un gran bel calcio. La quota promozione è tra i 67 ed i 70 punti. Se continuiamo con questa media è chiaro che si va in serie A, ma la concorrenza è agguerrita. Questa sosta ci servirà per ricaricare le batterie e tuffarci nella volata finale del girone d’andata».
Per provare a riacciuffare il primo posto?
«Sarà dura. Abbiamo un calendario molto difficile. Ascoli, Carpi e Venezia in casa, poi Perugia, Verona e Salernitana fuori. Non sarà affatto semplice. Sarebbe bello fare 9 punti e chiudere l’andata con 31 punti».
Pillon dopo la salvezza centrata lo scorso anno, adesso sta sorprendendo di nuovo. Motivo d’orgoglio per lei che lo ha scelto come allenatore.
«Sicuramente fa piacere. L’anno scorso è stato determinante per la salvezza. In questo campionato ha dato un’anima alla squadra e ha fatto capire ai giocatori chi comanda. Questo Pescara, grazie a Pillon, ha due doti: combatte come un leone e non si arrende mai. Questa è una squadra molto agile, ma che ha poca potenza in attacco, ma Pillon è stato molto bravo a non farlo diventare un problema. Senza dimenticare i meriti che ha sul rendimento di alcuni giocatori».
A chi si riferisce?
«A Gravillon e Machin. Loro due sono cresciuti tantissimo e sono stati valorizzati dal lavoro dell’allenatore».
Dopo anni di alti bassi Bepi Pillon è tornato sotto i riflettori. Come mai?
«Secondo me è assurdo perché le sue squadre hanno sempre giocato bene. L’anno in cui è arrivato Baroni a Pescara, nel 2014, ho contattato ed incontrato anche Pillon. Già all’epoca volevo prenderlo, ma poi fu presa un’altra strada».
Alcuni paragonano Pillon a Tom Rosati. È d’accordo?
«Bepi, calcisticamente parlando, è più evoluto. Rosati giocava e preparava le partite basandosi sui punti deboli dell’avversario. Noi la chiamavamo la “tattica Tom”. Pillon assomiglia a Giancarlo Cadè e predilige più il gioco palleggiato e il fraseggio».
A prescindere dal credo calcistico, è entrato subito nel cuore dei pescaresi. Se l’aspettava?
«Lui è una persona sincera e umile. Al pescarese piacciono personaggi del genere. Pillon è un buon allenatore, ha delle doti umane straordinarie e vive la partita come un tifoso. È l’arma in più del Pescara. Ha l’umiltà di ascoltare tutti e non è permaloso. Vi racconto questa…»
Prego.
«Dopo la vittoria con il Crotone, al campo d’allenamento è arrivato un tifoso. Un ragazzo in carrozzina che voleva incontrare il mister. Pillon è uscito dal campo, è andato a salutarlo ed è stato parecchio tempo a spiegargli perché aveva giocato in un determinato modo e perché aveva fatto certe scelte tattiche. Lui è così, non è permaloso ed è una persona molto alla mano».
Merita il rinnovo?
«Nel contratto c’è l’opzione che può esercitare il club entro febbraio. Se continua così credo che sarà difficile non rinnovargli il contratto».
Un giocatore rivelazione in B?
«Mancosu del Lecce. Volevo portarlo a Teramo due anni fa, ma Asta non era convinto. L’avevo praticamente preso per 40mila euro d’ingaggio».
Questa rosa verrà puntellata nel mercato di gennaio?
«Di calciomercato non parlo, ci sono altre persone che se ne occupano. A gennaio grandi affari non sono stati mai fatti».
Se l’aspettava l’exploit di Mancuso?
«Ci speravo perché è un professionista esemplare. È un bomber completo. Calcia di destro e sinistro, è bravo di testa e si sacrifica tanto per la squadra»
Chi farà la differenza?
«Il gruppo. Il mio on è un luogo comune, perché sono davvero convinto che la forza del Pescara sia il collettivo. Qui c’è un grande gruppo. Guardate quelli che hanno giocato meno in che modo sono entrati in campo. Per non parlare dei giocatori che hanno avuto problemi fisici come Scognamiglio e Palazzi. Hanno sempre dimostrato una grande professionalità negli allenamenti andando sempre al massimo»
La sconfitta di Palermo come l’analizza?
«Dico che è stato solo un piccolo incidente di percorso. Non meritavamo di perdere».
Le cene prepartita del mercoledì con l’allenatore andranno avanti o la scaramanzia è finita?
«Vedremo. Abbiamo perso e quindi non lo so. Forse potrebbe finire il rito per le gare in trasferta».
Ovvero?
«Cena e partita in tv a casa di Vincenzo Marinelli. Dalla prima trasferta di Cremona, dove non siamo arrivati a causa del traffico, abbiamo iniziato il rituale a casa di Marinelli. Sempre con le stesse persone. È andata sempre bene, fino a Palermo. Sono molto scaramantico e vedremo cosa succederà dalla prossima gara in trasferta prima di iniziare un nuovo rituale».
Quante possibilità ha il Pescara di andare in A?
«Per la serie A diretta non lo so, ma di andare ai play off abbiamo il 70% di possibilità».
Da calciatore ha centrato due promozioni dalla A alla B, nel 1977 e nel 1979. C’è qualcosa di simile che sta rivedendo in questo Pescara?
«Sì, certo. Questa squadra mi fa pensare alla serie A raggiunta nel 1979 con Angelillo in panchina. Rosa amplia e gruppo unito. Fu la nostra forza e alla fine fummo promossi».
Direttore generale, direttore sportivo e adesso responsabile dell’area tecnica. Come si trova in questo nuovo ruolo?
«All’inizio ho fatto fatica ad accettarlo, ma adesso mi piace».
Contento per il ritorno di Oddo in panchina?
«Molto, perché merita di allenare. Per vincere è il tecnico ideale e sono sicuro che rilancerà il Crotone».
Favorevole alla B con 19 squadre?
«Sì, perché si gioca meglio e ci si riposa di più».
Gravina presidente della Figc. Scelta azzeccata?
«È l’uomo giusto. È una persona capace e sono contento che sia arrivato così in alto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA