«I candidati ct? Ho lavorato con tutti ma scelgo Guidolin»

28 Giugno 2014

Il giocatore dell’Udinese: «Mancini allenatore da sempre Spalletti, grande tattica, Allegri un innovatore»

I quattro petali della margherita rimasti nelle mani della Federcalcio per la scelta del successore di Cesare Prandelli possiedono un gambo comune. Un giocatore che conosce bene Roberto Mancini, Max Allegri, Luciano Spalletti e Francesco Guidolin per averli avuti a stretto contatto nel corso della propria carriera. Uno scenario, questo, che porta dritto-dritto a Giampiero Pinzi, il centrocampista romano dell’Udinese, a cui abbiamo chiesto di tracciarci un identikit dei quattro “papabili” al ruolo di nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana.

Mancini. Stagioni 1998-1999 e 1999-2000. Pinzi è un ragazzino della Primavera della Lazio che si allena sempre con la prima squadra guidata da Sven Goran Eriksson dove l’uomo simbolo, in campo, è proprio Roberto Mancini. Giampi lo studia, analizza movimenti e atteggiamenti e anche a distanza di tanti anni non muta opinione. «Roberto era già un allenatore in campo – spiega –. Uno che sapeva come muoversi, in partita e in spogliatoio, e dalla personalità straripante. Nel corso della sua carriera, poi, ha avuto la bravura e la fortuna di sedersi sulle panchine di grandi club italiani e stranieri, accumulando esperienza, e vincendo, anche fuori dai confini nazionali. Sicuramente potrebbe fare bene anche alla guida dell’Italia».

Spalletti. Le strade di Luciano da Certaldo e Giampiero Pinzi si intrecciano a Udine, nell’estate del 2002, dove il centrocampista romano gioca da due anni e dove Spalletti è stato richiamato dai Pozzo dopo la breve parentesi del 2001. Con il trainer toscano in cabina di regia i bianconeri veleggiano sempre nei piani altissimi della graduatoria ottenendo, nel 2004/2005, la loro prima qualificazione ai preliminari di Champions. «Spalletti è un grandissimo tecnico – dice Pinzi – preparatissimo e innovativo sia per quanto riguarda i metodi di allenamento sia gli schemi tattici in partita. Un autentico maniaco dei dettagli, un perfezionista estremo e una persona che ci costringeva a imparare nei minimi particolari i punti di forza e le debolezze delle squadre avversarie. In nazionale, spesso, sei costretto a confrontarti contro giocatori esperti e di grandi qualità e con uno come lui l’Italia sarebbe al sicuro».

Allegri. È probabilmente l’allenatore che Pinzi conosce meno perché lo ha avuto appena due mesi – da novembre 2006 a gennaio 2007 – quando Giovanni Galeone, prima del suo esonero, lo volle a Udine per affiancarlo alla guida dei friulani. «Il nostro rapporto professionale – continua il numero 66 bianconero – è oggettivamente durato poco, ma Allegri mi è sempre sembrata una brava persona, un profondo conoscitore della materia calcistica e con idee positive per il gruppo. Il resto, poi, l’hanno fatto gli anni di carriera e l’esperienza al Milan che credo lo abbiamo plasmato a dovere anche per l’azzurro».

Guidolin. Qui si entra nel passato recentissimo del centrocampista laziale doc. Quando Francesco Guidolin diventa il nuovo condottiero friulano, infatti, chiede e ottiene che Giampiero Pinzi torni a Udine dopo i due anni di prestito al Chievo Verona a causa di un rapporto non certo idilliaco con il predecessore Pasquale Marino. Pinzi diventa una delle architravi del 3-5-1-1 friulano che in un quadriennio vale per l’Udinese un quarto, un terzo e un quinto posto in campionato.

«La chiamata della nazionale – conclude Giampi – per il mister rappresenterebbe la ciliegina sulla torta di una carriera straordinaria. Quello che abbiamo fatto in quattro anni sotto la sua guida in Friuli rimarrà nella storia del club. Parliamo di un uomo di calcio che è in grado come pochi di inquadrare un giocatore e di sceglierne la collocazione esatta in campo. Il ruolo di commissario tecnico, poi, per lui sarebbe l’ideale perché, al di là delle grandi manifestazioni come Europei o Mondiali, il fatto di non dover allenare ogni giorno e di confrontarsi in campo ogni settimana gli permetterebbe di alleviare lo stress di cui si è sempre lamentato negli ultimi anni. Insomma, ha tutte le caratteristiche per fare bene alla guida della Nazionale».

Pinzi promuove tutti i candidati ma con un occhio di riguardo per Francesco Guidolin e non solo perché è stato il suo ultimo allenatore in ordine di tempo.

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