I VERDETTI DEL PRIMO GIRO DI VALZER

17 Giugno 2014

di STEFANO TAMBURINI Ora che le abbiamo viste quasi tutte giocare almeno una volta, possiamo dire che queste nazionali più o meno sono come ce le aspettavamo. A parte le scoppole rimediate da Spagna...

di STEFANO TAMBURINI

Ora che le abbiamo viste quasi tutte giocare almeno una volta, possiamo dire che queste nazionali più o meno sono come ce le aspettavamo. A parte le scoppole rimediate da Spagna e Portogallo, che vanno al di là di ogni possibile scetticismo di partenza, l’unica vera sorpresa è il Costa Rica, prossimo avversario degli azzurri, capace di schiantare un Uruguay che ci ha messo molto del suo.

All’appello del primo giro di valzer mancano solo l’outsider Belgio e la Russia di Fabio Capello (le vedremo oggi) ma il quadro è abbastanza delineato. Ovviamente non possono non colpire il disastro dei campioni del mondo della Spagna (1-5 con l’Olanda) e quello fresco fresco del Portogallo di Cristiano Ronaldo (0-4) contro la Germania. Due ko simili nelle proporzioni ma di diversa natura. I campioni di tutto in carica della Spagna pagano la sindrome da fine corsa e il comprensibile debito di riconoscenza del ct Vicente Del Bosque verso molti dei senatori. Un caso su tutti, quello del portiere-capitano Iker Casillas, finito in panchina al Real prima con Josè Mourinho e poi con Carlo Ancelotti. Ci ha messo molto del suo, lo sciagurato Iker, e alla fine più che la sconfitta in sé a pesare per le Furie rosse potrebbe essere la consapevolezza di aver chiuso un ciclo leggendario.

Quanto alle star in cerca di una consacrazione personale, i due più attesi – Cristiano Ronaldo e Lionel Messi – vivono sentimenti contrapposti. Il primo paga il fatto di non avere intorno il Real Madrid. Anche se è stato proprio da uno dei compagni di squadra nel club, il difensore Pepe, a sferrare il colpo più duro, con quella disgraziatissima espulsione che ha stoppato ogni possibile tentativo di opporsi allo strapotere tedesco. La vera impresa Ronaldo l’ha fatta a portare fin qui una nazionale onestamente sopravvalutata, mentre il suo rivale Messi ha realizzato un gran gol e tenuto in piedi un’Argentina che appare ancora come un’accozzaglia di grandi attaccanti e qualche buon giocatore con un pasticcione in panchina.

Alla fine – va ricordato – nessuno ha mai vinto un Mondiale grazie a un singolo, a meno che non si chiamasse Maradona o Pelè. La vera differenza la farà il complesso, la squadra. Ecco, non si è capito chi vincerà ma si è cominciato a comprendere chi difficilmente potrà provarci.

@s__tamburini

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