IL COSTA RICA E IL SENSO DELLA MISURA

18 Giugno 2014

di STEFANO TAMBURINI È la sindrome di Tore, i più non la chiamano neanche così e per la verità spesso non sanno neanche di soffrirne. Prende il nome da Tore André Flo, centravanti della nazionale...

di STEFANO TAMBURINI

È la sindrome di Tore, i più non la chiamano neanche così e per la verità spesso non sanno neanche di soffrirne. Prende il nome da Tore André Flo, centravanti della nazionale norvegese che a un certo punto, ai Mondiali del 1998, cominciò a essere dipinto come un fenomeno, una sorta di incrocio fra Mazinga zeta e Goldrake sulla strada degli azzurri negli ottavi del Mondiale che si giocava in Francia. Tore, in realtà era poco più che un onesto pasticcione dell’area di rigore, che al Chelsea faceva la riserva a un Gianluca Vialli a fine carriera. Solo che nel girone eliminatorio aveva realizzato la rete del pari contro un Brasile già qualificato, che dette poi il là al successo-qualificazione. E da lì titoli su titoli per invocare una sorta di linea Maginot. Naturalmente nell’ottavo di finale tanto temuto toccò poco più di tre palloni, ma ormai la sindrome aveva partorito un mostro calcistico.

Da allora è sempre capitato che l’avversaria inattesa venisse dipinta come una squadra dalle mille insidie e che il simbolo del pericolo venisse impersonato da un singolo giocatore. Così, adesso i panni del vecchio Tore sono finiti in prestito a un giovane promettente come Joel Campbell, 21 anni, giocatore dell’Arsenal che quest’anno ha giocato in prestito all’Olympiacos Pireo segnando otto reti in 32 incontri disputati. Insomma, bravo e promettente, ma senza processi di canonizzazione calcistica in corso.

Per fortuna i soli che pare abbiamo un reale senso della misura sono il ct Cesare Prandelli e i 23 azzurri. Loro, ben prima dell’exploit con l’Uruguay, hanno sempre parlato del Costa Rica come una squadra sottovalutata e hanno invitato a non dare per scontati quei tre punti. Fino a sabato sera quelle dichiarazioni venivano ascoltate dai più con sorrisetti di circostanza. Dopo la vittoria al debutto dei centroamericani è invece scattata, puntuale, la sindrome di Tore e adesso il Costa Rica è una specie di squadra mista Real Madrid-Resto del mondo. Il problema è sempre quello: mancanza di senso della misura. Strano popolo, il nostro, capace di bruciare quasi 26 milioni in quattro giorni in scommesse legate al Mondiale. Un’enormità ma in fondo in linea con tutto il resto, sindrome di Tore compresa. Per fortuna Mangaratiba è a 9.000 chilometri di distanza.

@s__tamburini

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