Il ds Di Giuseppe e l’exploit del Pineto: “Puntiamo al quinto posto”

Il dirigente biancazzurro: “Vogliamo essere la mina vagante dei play off. Rifiutati 500mila euro per Bruzzaniti”
PINETO. Il Pineto sesto in classifica è un piccolo capolavoro di Marcello Di Giuseppe, il direttore sportivo di Roseto che aveva toccato il cielo con un dito con la promozione in serie B del Teramo tranne poi essere travolto dal caso Savona e dalla conseguente squalifica. L’ex attaccante classe 70 è alla seconda stagione alla corte del presidente Silvio Brocco e dopo la salvezza senza eccessivi patemi d’animo ora l’obiettivo è la qualificazione ai play off.
Di Giuseppe, il Pineto è la sorpresa del campionato? «Sì, ci può stare per tanti motivi. Ma anche la Pianese sta facendo bene, anche se ha il vantaggio di essere una neopromossa e al primo anno riescono cose inattese. Diciamo che il Pineto si è consolidato. Come squadra e come struttura».
Come si spiega il cambio di passo con Tisci? «Intanto va dato grande merito a Tisci e al suo staff, è un allenatore che sa di calcio. E’ uno che potrebbe fare carriera luminosa, glielo auguro di cuore. Poi, ci sono stranezze del calcio. Per me è Cudini un buon allenatore. Vorrei che non venisse equivocato quello che sto per dire. Questa squadra la sento parecchio mia, forse troppo. Tanto è il legame che non sono riuscito a capire subito che non era scattata l’empatia tra gruppo e tecnico. I ragazzi ci hanno provato a fare bene con Cudini, ma non è scattato quel feeling che poi è esploso con Tisci che ovviamente ci ha messo del suo. Sia sul piano umano che tecnico e tattico».
Qual è la sorpresa del gruppo? «Tante sorprese, non una. Mi riferisco al miglioramento dei singoli dall’anno scorso ad oggi. Sono tanti i giovani che sono cresciuti con il lavoro. In tante partite, e questo me lo ha fatto notare anche il presidente Brocco, abbiamo giocato con 10/11 della stessa formazione dell’anno scorso più Bruzzaniti. Laddove nella passata stagione avevamo Volpicelli».
Può raccontare come è nata l’intuizione Bruzzaniti? «In primis dall’essere convinto di avere a che fare un giocatore forte. L’ho visto all’opera che era con la Pro Vercelli. Lui ha un motore diverso per la categoria, a me è parso anche forte sul piano tecnico. Per me è un giocatore offensivo che sa giocare a piede invertito. Ha grandi mezzi, bisogna tirarglieli fuori. A Crotone, nella passata stagione, ha fatto l’alternativa a D’Ursi, ex Pescara. E mi è sembrato piuttosto penalizzato. Io ho provato a dargli una chance. Sono stato bravo e fortunato a fare l’operazione».
Quanto vale oggi Bruzzaniti? «Non lo so, abbiamo già rinunciato a tanto. Il presidente Brocco ha avuto la forza di dire no a gennaio a un’offerta di 500 mila euro. Dopodiché vediamo che cosa succederà in estate. Ci ho creduto talmente tanto che gli abbiamo fatto un triennale. Quindi siamo tranquilli. Cifre non ne faccio, anche se magari andando in una categoria superiore potremmo agevolarlo».
Ai play off con quale obiettivo? «Intanto andiamoci. Poi, se ci qualifichiamo, dobbiamo farli bene. Non voglio vedere la mentalità della scampagnata. Bisogna provare ad arrivare quinti in modo da far crescere le nostre responsabilità e la nostra fame di arrivare il più in alto possibile. La parola chiave è fame. La squadra si diverte e sa essere un osso duro per tutti».
Chi va in serie B? «Sarà decisivo lo scontro diretto dell’ultima giornata, una sorta di spareggio tra Virtus Entella e Ternana. Hanno caratteristiche diverse: una è squadra di categoria, l’altra ha grandi individualità ».
Perché il Pescara è scivolato in classifica? «Il Pescara è buonissima squadra, ha accusato un calo di rendimento fisiologico. Normale tutti illusi, compreso il sottoscritto, che potesse proseguire la cavalcata di inizio stagione. La famosa magìa. Però ha pagato i tanti infortuni…. A mio avviso, però, ha tutte le carte in regola per fare bene nei play off. Lo snodo fondamentale è il recupero di Merola, difficile pensare di vincere un campionato senza un attaccante in doppia cifra. E Merola ha qualità importanti sotto rete. Se Baldini lo recupera sarà un valore aggiunto».
Se ripensa agli anni in cui è rimasto lontano dal calcio? «Io sono sempre stato innamorato di questo lavoro e ho avuto la fortuna di essere travolto da risultati positivi. La mazzata della squalifica è stata dura da assorbire. Mi sono sempre detto che dovevo dimostrare di poter fare di nuovo il professionista. E credo di aver dimostrato, ripartendo dal basso, di valere un posto tra i professionisti».
Turris e Taranto esclusi dal campionatoi di C a campionato in corso che cosa significa? «Che c’è bisogno di una riforma. E di capire che la sostenibilità nel mondo del calcio è fondamentale. Hanno avuto problemi Barcellona e Chelsea, figurarsi in Lega Pro. I bilanci sono la prima cosa. E sostenibilità è la parola chiave. Noi professionisti - e io in primis - abbiamo una responsabilità: preservare le proprietà importanti come quella del Pineto. Il presidente ci fa stare tranquilli, ha grandi mezzi. Ma sta a me - e a noi direttori - non farlo stancare di fare calcio. Non consumarlo o non alimentare false illusioni. Guai a fare il passo più lungo della gamba se vuoi sopravvivere. I presidenti sono i primi tifosi, i primi a volere questo o quel giocatore per vincere. Ma poi ci sono i bilanci. E lì non si scappa».
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