Il ritiro di Gessa nel ruolo di team manager
L’ex ala che conquistò la A nel 2012: «Il boemo non è cambiato, sembra un duro ma ha grande ironia»
RIVISONDOLI. Un tuffo nel passato. Ora riveste un ruolo diverso, ma gli scatti dei giocatori e lo sguardo di Zdenek Zeman lo hanno riportato indietro di qualche anno. Precisamente nell’estate del 2011, quando Andrea Gessa sudava in ritiro insieme agli altri biancazzurri guidati dal boemo che alla fine della stagione conquistarono la serie A. Gessa, attuale team manager del Delfino, segue la squadra in ogni passo. Per qualsiasi necessità i calciatori possono trovare una soluzione grazie al suo impegno, anche se l’ex centrocampista del Pescara non ha dimenticato il profumo dell’erba. «La voglia di mettere gli scarpini c'è sempre», rivela Gessa, «resto uno sportivo, non mi sono mai arreso, tant’è che in società sono l'unico a non avere la scrivania».
Ormai ha preso confidenza con il ruolo di team manager che ricopre da due anni. «Essendo stato un calciatore, cerco di capire in anticipo quelle che possono essere le esigenze dei calciatori e metterli in condizioni di rendere al meglio».
Nel 2011, al posto di Memushaj e compagni, a lui sono toccati gradoni e ripetute. «Sei anni fa eravamo partiti con ripetute da 3000 metri, mentre quest’anno la squadra ha iniziato con i 1000 forse per l’impegno ravvicinato in coppa Italia. Per il resto non è cambiato nulla, magari Zeman avrà qualche ruga in più, ma è sempre lo stesso. Parla poco e ha la stessa voglia. Sembra un duro, invece ha grande ironia ed io ho ritrovato subito un bel feeling con lui. Da giocatore era diverso per una questione di ruoli, però abbiamo sempre avuto un buon rapporto».
Gessa racconta un retroscena. «Nel 2011 arrivai in ritiro con qualche giorno di ritardo. Dovevo seguire Di Francesco a Lecce, ma poi la trattativa saltò. Ci rimasi male perché a 31 anni avevo la chance di giocare in A, poi la delusione svanì e mi misi al lavoro. In fondo, avevo già scelto di stabilirmi a Pescara comprando casa e ritrovai subito il sorriso». Il 37enne milanese era uno dei primi nei test. «Sì, io e Zeman siamo andati a rivedere i dati qualche giorno fa. Purtroppo, a livello personale, sul campo non ebbi i risultati sperati. Il problema alla spalla, che avevo dal 2009, condizionò il mio rendimento e non fu facile mettere in pratica i dettami di Zeman. Colpa mia, volevo giocare a modo mio. Devo ammettere di aver avuto un approccio po' presuntuoso. Sì, un piccolo rimpianto ce l’ho. Volevo giocare in posizione di mezzala, invece tornando indietro chiederei a Zeman di provarmi nel ruolo di terzino. Di sicuro avrei allungato la carriera per qualche altro anno. Alla fine, da gennaio in poi, giocai pochissimo». Ma, dopo la promozione in A, Zeman gli dedicò parole indimenticabili. «Eravamo sul palco a festeggiare e Zeman disse: “È con gente come te che si vincono i campionati”. Porterò per sempre nel cuore quella frase».
In fondo, anche se ebbe poco spazio, Andrea era sempre il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andarsene dopo gli allenamenti. «Amo questi colori e anche nella nuova veste il mio impegno sarà massimo per raggiungere grandi risultati col Pescara. E, dopo una stagione difficile, dico ai tifosi che ce la metteremo tutta per tornare ad essere protagonisti».(g.t.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.