PALLA AL CENTRO
Juve, Icardi e Var: un calcio anormale
Eppure non ci vuole molto per capire il motivo per cui il calcio italiano – e non solo – è indietro in Europa. Basta guardarsi attorno e contestualizzare gli avvenimenti. Ad esempio, è normale che l’unica squadra rimasta in corsa in Champions, la Juventus, alla vigilia della sfida da dentro o fuori, debba vivere una situazione surreale con i propri tifosi che litigano e si insultano tra di loro durante una partita di campionato? E’ possibile che questo accada tra i sostenitori della Juventus che si appresta a festeggiare l’ottavo scudetto di fila? No, non è possibile. La realtà supera l’immaginazione anche in casa Inter dove la gestione del caso Icardi è stata il massimo dell’autolesionismo in cui tutte le componenti hanno una parte di responsabilità. Togliere la fascia di capitano a un giocatore è un punto di non ritorno. Evitare di scendere in campo, questo sì, è sintomo di mancanza di rispetto per il gruppo. Hanno sbagliato e continuano a sbagliare tutti, anche Spalletti non nuovo alla “guerra al capitano”. Basta chiedere a Totti per conferma. Anche l’esonero di Eusebio Di Francesco appartiene al capitolo di un calcio malato. Licenziato perché l’arbitro – il solito Cakir pupillo di Collina – non concede un penalty oppure perché cerca di mettere insieme i cocci figli della superficialità nelle scelte da parte della società? Colpiscono le manifestazioni di affetto e solidarietà giunte al tecnico abruzzese. Tante, fuori dalla norma. E testimoniano la bontà del lavoro svolto sulla panchina giallorossa. Non è normale nemmeno che si discuta in ogni partita sull’utilizzo del Var, ormai strumento di polemica perenne. Gli arbitri ragionano con una mentalità figlia del protocollo e della soggettività, i tifosi sulla base della fede calcistica. È fuori dal mondo che a Foggia abbiano bruciato la macchina a un calciatore dopo il derby perso. Non è normale, infine, che domani comunque finisca Juventus-Atletico Madrid ci sarà mezza Italia pronta ad esultare e l’altra mezza a metabolizzare una delusione. Non è un calcio normale quello italiano, perché non è un Paese normale. È il motivo per cui l’ultimo Mondiale l’abbiamo visto in televisione. E per cui siamo aggrappati a un tentativo di rimonta della Juventus per non dire addio alla Champions già agli ottavi.
@roccocoletti1.
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