MA QUESTO CT È COMUNQUE DA SOSTENERE

22 Giugno 2014

di STEFANO TAMBURINI Premessa doverosa. Il ct azzurro Cesare Prandelli a Recife ci ha messo del suo e, da quando veste giacca e cravatta federale, quella con il Costa Rica è stata la sua peggiore...

di STEFANO TAMBURINI

Premessa doverosa. Il ct azzurro Cesare Prandelli a Recife ci ha messo del suo e, da quando veste giacca e cravatta federale, quella con il Costa Rica è stata la sua peggiore prestazione personale, in linea con quella della squadra. Ha sbagliato la formazione, le sostituzioni e quel finale a quattro punte che poteva, quello sì, cambiare sul serio i nostri destini. Perché non c’era alcuna differenza pratica fra l’1-1 e lo 0-1. E invece sarebbe stato devastante subire il secondo gol perché per qualificarci saremmo stati costretti a vincere (e non più solo a pareggiare) con l’Uruguay.

Bene, fatta la premessa va anche detto che in molto di quello che si è ascoltato e si è letto ieri c’è anche il fondo amaro di una voglia metaforica di menar le mani. Cosa che, ad esempio, non si sognano di fare né in Inghilterra né in Spagna dove la figura che hanno rimediato le loro nazionali, comunque vada, è ben peggiore della nostra. Serietà vorrebbe invece che sull’operato di ognuno – ct compreso – si guardasse più avanti e anche più indietro, si considerasse il punto di partenza (il disastro del Sudafrica), il meraviglioso Europeo di due anni fa, la Confederations, il livello di considerazione sulla scena mondiale. Molti scordano i titoli dei giornali tedeschi, spagnoli e inglesi dopo le stupende partite europee; scordano che con questo ct il nostro calcio ha smesso di essere spaghetti, pizza e catenaccio. E, soprattutto, si sono introdotti dei valori etici che in qualche modo dovrebbero favorire una crescita culturale. Così non si sente più dire «meglio due feriti che un morto» a proposito delle partite accomodate, così se un giocatore ne picchia un altro quello la Nazionale se la scorda. E il calcio comincia ad affacciarsi su scenari di dolore, a dare una mano a chi ha molto meno. Tutto il contrario del calcio dei parassiti, quello dei procuratori (non tutti, ovviamente) che a suon di percentuali riescono a far più soldi di chi gioca, quello che in fondo trattare con i vari Genny ’a carogna non è mica così strano. Ecco, pensando che Prandelli non piace a quelli che ho appena menzionato, non ho dubbi da che parte stare. Comunque vada martedì. Perché c’è qualcosa che conta molto più di una coppa ed è la sfida per cambiare questo calcio.

@s__tamburini

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