Serie A
Nainggolan azzanna la Lazio, Di Francesco: «Non parliamo di scudetto»
L'allenatore pescarese fa suo il primo derby da allenatore: 2-1 alla squadra di Inzaghi. Restano imbrigliati nella difesa della Roma i bravi Milinkovic, Immobile e Luis Alberto
ROMA. Il derby “perfetto” alla fine sorride alla Roma che in un colpo solo fa sua la stracittadina d'Europa, supera la Lazio in classifica e annusa l'aria di vertice. Vincono (2-1) meritatamente i giallorossi del pescarese Di Francesco scesi in campo con più piglio e una condizione fisica decisamente brillante, mentre alla Lazio stavolta non riesce il “giochino” che a primavera gli aveva spalancato la finale di coppa Italia. Tardivi i cambi di Inzaghi che dopo aver giocato per un'ora con un abbottonatissimo 3-5-1-1 passa al 3-4-3 quando ormai la frittata era fatta.
Decidono il match il rigore di Perotti e la “stecca” di un redivivo Nainggolan che il derby nemmeno avrebbe dovuto giocarlo: inutile il gol su Var-rigore di Immobile. In un Olimpico finalmente sold out e coreografico come non accadeva da anni (e con l'emozionante tributo a Gabriele Sandri, abbracciato dalla stadio intero), la Roma mostra quella voglia, entusiasmo e spinta che dall'altra parte latita. Merito di Eusebio Di Francesco che ha studiato la partita nei minimi dettagli, imbrigliando il talento di Milinkovic, Immobile e Luis Alberto tra i più sottotono (insieme a Florenzi) tra i reduci delle fatiche post nazionale. Il tecnico giallorosso sposa l'abituale 4-3-3, recupera Nainggolan (man of the match), con Dzeko a guidare l'attacco insieme a El Shaarawy e Perotti.
Tutto scontato sulla sponda laziale, con Luis Alberto accanto a Immobile. Di Francesco stavolta non cade nella trappola che costò cara a Spalletti e sa di non poter affrontare la Lazio in maniera spregiudicata anche se ha subito un sussulto dopo 1' con Immobile segna ma il guardialinee alza la bandierina. Sembrerebbe il preludio ai fuochi d'artificio, ma lo spartito è scritto con la Roma a fare possesso e gli ospiti che arginano, pronti a ripartire. Nella prima mezz'ora non succede nulla e la prima palla gol degna di nota arriva al 35' con Dzeko che impegna Strakosha. Dopo il primo tempo, il canovaccio cambia a inizio ripresa complice uno sventurato intervento di Bastos su Kolarov (3'). Rocchi non ha esitazioni e senza nemmeno chiedere il Var indica il dischetto: va Perotti e non sbaglia.
Al di là dell'episodio, la rete del vantaggio indirizza il match che prende la piega definitiva quattro minuti dopo, con la Roma padrona del campo e Perotti che si accentra, serve Nainggolan che parte sulla destra e con un colpo di biliardo sigla il 2-0. La Lazio prova a recuperare, ma la Roma non corre rischi, fino a quando (26') un improvvido quanto inutile tocco di braccio di Manolas regala il rigore (stavolta con Var) alla Lazio e riapre i giochi con Immobile. Vince la Roma che interrompe la striscia di vittorie biancazzurre, mette la freccia e inizia il count down per Madrid (mercoledì c'è l'Atletico)
«Vincere questo derby è stata una grande soddisfazione. Abbiamo concesso poco alla Lazio e fino al loro gol c'è stato un grande predominio della Roma». Eusebio Di Francesco gode a fine partita per il primo derby vinto da allenatore, ma frena i facili entusiasmi. «Dobbiamo ancora lavorare tanto ma siamo in crescita. Non parliamo di scudetto, all'inizio nessuno ci ha dato per favoriti e a me va benissimo così. Vogliamo cercare di restare il più possibile in alto in classifica».
Decidono il match il rigore di Perotti e la “stecca” di un redivivo Nainggolan che il derby nemmeno avrebbe dovuto giocarlo: inutile il gol su Var-rigore di Immobile. In un Olimpico finalmente sold out e coreografico come non accadeva da anni (e con l'emozionante tributo a Gabriele Sandri, abbracciato dalla stadio intero), la Roma mostra quella voglia, entusiasmo e spinta che dall'altra parte latita. Merito di Eusebio Di Francesco che ha studiato la partita nei minimi dettagli, imbrigliando il talento di Milinkovic, Immobile e Luis Alberto tra i più sottotono (insieme a Florenzi) tra i reduci delle fatiche post nazionale. Il tecnico giallorosso sposa l'abituale 4-3-3, recupera Nainggolan (man of the match), con Dzeko a guidare l'attacco insieme a El Shaarawy e Perotti.
Tutto scontato sulla sponda laziale, con Luis Alberto accanto a Immobile. Di Francesco stavolta non cade nella trappola che costò cara a Spalletti e sa di non poter affrontare la Lazio in maniera spregiudicata anche se ha subito un sussulto dopo 1' con Immobile segna ma il guardialinee alza la bandierina. Sembrerebbe il preludio ai fuochi d'artificio, ma lo spartito è scritto con la Roma a fare possesso e gli ospiti che arginano, pronti a ripartire. Nella prima mezz'ora non succede nulla e la prima palla gol degna di nota arriva al 35' con Dzeko che impegna Strakosha. Dopo il primo tempo, il canovaccio cambia a inizio ripresa complice uno sventurato intervento di Bastos su Kolarov (3'). Rocchi non ha esitazioni e senza nemmeno chiedere il Var indica il dischetto: va Perotti e non sbaglia.
Al di là dell'episodio, la rete del vantaggio indirizza il match che prende la piega definitiva quattro minuti dopo, con la Roma padrona del campo e Perotti che si accentra, serve Nainggolan che parte sulla destra e con un colpo di biliardo sigla il 2-0. La Lazio prova a recuperare, ma la Roma non corre rischi, fino a quando (26') un improvvido quanto inutile tocco di braccio di Manolas regala il rigore (stavolta con Var) alla Lazio e riapre i giochi con Immobile. Vince la Roma che interrompe la striscia di vittorie biancazzurre, mette la freccia e inizia il count down per Madrid (mercoledì c'è l'Atletico)
«Vincere questo derby è stata una grande soddisfazione. Abbiamo concesso poco alla Lazio e fino al loro gol c'è stato un grande predominio della Roma». Eusebio Di Francesco gode a fine partita per il primo derby vinto da allenatore, ma frena i facili entusiasmi. «Dobbiamo ancora lavorare tanto ma siamo in crescita. Non parliamo di scudetto, all'inizio nessuno ci ha dato per favoriti e a me va benissimo così. Vogliamo cercare di restare il più possibile in alto in classifica».