Pescara trema, Pincione non ha ancora i soldi
Nuovo contatto con il sindaco, si cerca una soluzione. Samb e Foggia su Iaconi
PESCARA. Buona domenica. Al Pescara, innanzitutto. Ne ha bisogno perché non era mai successo che fosse così vicino alla non iscrizione a un campionato professionistico. Se la scadenza fosse oggi, ci sarebbe da piangere: Max Pincione non è in grado di onorare gli obblighi di presidente e di socio di maggioranza. Per fortuna, ha ancora un po' di tempo per rimediare. Il pagamento dell'Irpef e degli oneri previdenziali non dovrebbe andare oltre il 27 giugno. Qualche giorno in più ci sarà. Trascinarsi fino a luglio, sarà causa di una penalizzazione (1 punto).
Bisogna essere ottimisti, anche perché non c'è un'alternativa. Si sa che Pincione sta scandagliando l'intero pianeta alla ricerca dei soldi liquidi, un milione e oltre, che gli servono per mettersi a posto con l'erario, e di una banca disposta a elargire la fidejussione di 210.000 euro richiesta dalla Lega di C per l'iscrizione. Dita incrociate. Un suo fallimento sarebbe la fine del Pescara. Rimane sempre valida la domanda: esiste una terza via, quella che prescinde da Pincione e dall'ex presidente Renzetti? Forse la risposta è nella stanza del sindaco D'Alfonso, che ieri ha avuto un contatto telefonico con Pincione. Potrebbero essersi incontrati. Magari a stretto giro ci saranno delle novità.
Pincione finora ha fatto una figuraccia soprattutto perché, anziché volare basso come dovrebbe sempre fare un neofita, è stato protagonista di maldestro tentativo di decollo verticale alimentato con dichiarazioni roboanti: dal principe arabo alla quotazione in borsa ai trenta milioni di euro disponibili per fare grande, anzi grandissimo il Pescara. Tanta roba non si concilia con i due pignoramenti subìti dalla società, con la lunga morosità del presidente (e dei suoi soci) nella ricapitalizzazione e neppure con le incertezze palesate in questi giorni. Speriamo che dai Paesi Arabi, da New York o da Londra, dove c'è Anthony Baron, l'uomo della quotazione nella City, arrivino di denari necessari. La priorità è la sopravvivenza. Poi, Pincione dovrà spazzare la cortina di nebbia. Non è possibile che una società di calcio venga gestita in questa maniera. Serve trasparenza. Se l'italoamericano ha dei finanziatori, dica chi sono e li presenti alla città e alle istituzioni. Il principe Al Wahleed sarà il benvenuto. Ci mancherebbe. E lo sarà anche Baron se trasformerà i progetti in realtà. Chi non vorrebbe un Pescara milionario, ambizioso, ben strutturato e con una spiccata vocazione internazionale?
In attesa della pioggia, che potrebbe essere d'oro o di pietre, si registra una forte richiesta per il diesse Andrea Iaconi. La Sambenedettese gli ha offerto un programma pluriennale, il Foggia un ricco contratto annuale e l'obbligo di vincere il prossimo campionato di C1. Iaconi si aspetta di essere liberato a inizio settimana da Pincione. Ha altri due anni di vincolo con i biancazzurri, ma non se la sente di andare avanti. Ha più volte detto di voler andare via dopo la risoluzione delle comproprietà. Il buon esito delle trattative (un milione e mezzo di euro di attivo, più mezzo milione già esistente) è il suo saluto alla piazza. Rimarranno le retrocessioni, ma anche la serie di operazioni da cavallo di razza del calcio mercato. Pincione dovrebbe puntare su Marco Bignone, il cui contratto scadrà a fine mese. Per la panchina, rimane caldo il nome di Cetteo Di Mascio, ma non bisogna escludere una soluzione a sorpresa. A proposito di mercato, due calciatori riscattati per un tozzo di pane, De Falco e Felci, sono nel mirino, rispettivamente, di Piacenza e Ternana. Mora, oramai ex biancazzurro, piace all'Ascoli allenato da Ivo Iaconi, fratello di Andrea.
Tornando alla società, bisogna ricordare che questa sera c'è l'assemblea di Pescara 70, l'azionista unico di Pescara Calcio. Ci si aspetta qualcosa che risolva la crisi. Sarebbe una grandissima delusione se ne venisse fuori solo una riunione interlocutoria. Il tempo dei bla-bla-bla è finito.
Bisogna essere ottimisti, anche perché non c'è un'alternativa. Si sa che Pincione sta scandagliando l'intero pianeta alla ricerca dei soldi liquidi, un milione e oltre, che gli servono per mettersi a posto con l'erario, e di una banca disposta a elargire la fidejussione di 210.000 euro richiesta dalla Lega di C per l'iscrizione. Dita incrociate. Un suo fallimento sarebbe la fine del Pescara. Rimane sempre valida la domanda: esiste una terza via, quella che prescinde da Pincione e dall'ex presidente Renzetti? Forse la risposta è nella stanza del sindaco D'Alfonso, che ieri ha avuto un contatto telefonico con Pincione. Potrebbero essersi incontrati. Magari a stretto giro ci saranno delle novità.
Pincione finora ha fatto una figuraccia soprattutto perché, anziché volare basso come dovrebbe sempre fare un neofita, è stato protagonista di maldestro tentativo di decollo verticale alimentato con dichiarazioni roboanti: dal principe arabo alla quotazione in borsa ai trenta milioni di euro disponibili per fare grande, anzi grandissimo il Pescara. Tanta roba non si concilia con i due pignoramenti subìti dalla società, con la lunga morosità del presidente (e dei suoi soci) nella ricapitalizzazione e neppure con le incertezze palesate in questi giorni. Speriamo che dai Paesi Arabi, da New York o da Londra, dove c'è Anthony Baron, l'uomo della quotazione nella City, arrivino di denari necessari. La priorità è la sopravvivenza. Poi, Pincione dovrà spazzare la cortina di nebbia. Non è possibile che una società di calcio venga gestita in questa maniera. Serve trasparenza. Se l'italoamericano ha dei finanziatori, dica chi sono e li presenti alla città e alle istituzioni. Il principe Al Wahleed sarà il benvenuto. Ci mancherebbe. E lo sarà anche Baron se trasformerà i progetti in realtà. Chi non vorrebbe un Pescara milionario, ambizioso, ben strutturato e con una spiccata vocazione internazionale?
In attesa della pioggia, che potrebbe essere d'oro o di pietre, si registra una forte richiesta per il diesse Andrea Iaconi. La Sambenedettese gli ha offerto un programma pluriennale, il Foggia un ricco contratto annuale e l'obbligo di vincere il prossimo campionato di C1. Iaconi si aspetta di essere liberato a inizio settimana da Pincione. Ha altri due anni di vincolo con i biancazzurri, ma non se la sente di andare avanti. Ha più volte detto di voler andare via dopo la risoluzione delle comproprietà. Il buon esito delle trattative (un milione e mezzo di euro di attivo, più mezzo milione già esistente) è il suo saluto alla piazza. Rimarranno le retrocessioni, ma anche la serie di operazioni da cavallo di razza del calcio mercato. Pincione dovrebbe puntare su Marco Bignone, il cui contratto scadrà a fine mese. Per la panchina, rimane caldo il nome di Cetteo Di Mascio, ma non bisogna escludere una soluzione a sorpresa. A proposito di mercato, due calciatori riscattati per un tozzo di pane, De Falco e Felci, sono nel mirino, rispettivamente, di Piacenza e Ternana. Mora, oramai ex biancazzurro, piace all'Ascoli allenato da Ivo Iaconi, fratello di Andrea.
Tornando alla società, bisogna ricordare che questa sera c'è l'assemblea di Pescara 70, l'azionista unico di Pescara Calcio. Ci si aspetta qualcosa che risolva la crisi. Sarebbe una grandissima delusione se ne venisse fuori solo una riunione interlocutoria. Il tempo dei bla-bla-bla è finito.