Prandelli: gioca chi ci crede
Il ct minaccia rivoluzioni ma intanto perde De Rossi per un problema al polpaccio
INVIATO A NATAL. Non si può fare una carbonara senza pancetta. E neppure il 4-1-4-1 senza De Rossi. Visto che il Mondiale coinvolge un po’ tutti, parlando di ricette e di ingredienti si capiscono in modo chiaro i problemi del “cuoco” Cesare Prandelli dopo l’inatteso kappaò contro il Costa Rica, amplificato dall’ennesimo infortunio, quello del mediano della Roma che al 99,9 per cento non sarà a disposizione per la gara di martedì contro l’Uruguay, la sfida che deciderà il destino dell’Italia qui in Brasile. Dire che i piani del ct adesso rischiano davvero di saltare è il minimo. Ed è una considerazione legata alle condizioni fisiche di De Rossi (vittima di una contrattura nel secondo tempo di Recife) e alla caratteristiche tattiche del giocatore che permettono all’Italia di proporre una retroguardia a quattro, con un libero davanti alla difesa che può aiutare i compagni in fase di contenimento e poi impostare il gioco se la pressione avversaria si fa sentire essenzialmente su Pirlo. Insomma, il classico elemento capace di regalare equilibrio tattico.
Quando devi giocare per ottenere almeno un pari (può bastare per passare il turno e approdare agli ottavi da secondi del girone D) quella di De Rossi è un’assenza ancora più pesante. Un’assenza che inciderà sui pensieri di Prandelli per i prossimi tre giorni. Adesso che fare?
Il ct intanto ha mandato un messaggio chiaro ai suoi: «Gioca chi ci crede. Nessuna paura ma ora azzeriamo tutto: voglio ciascuno di voi motivato al cento per cento, convinto di potercela fare e di dare fino all’ultima goccia di energia: per la prossima partita, tutto torna in discussione. Sceglierò la squadra in base ai test fisici, ma anche alle motivazioni».
Al netto di questo, la soluzione più semplice è comunque quella di ripescare il modulo della Juve e con questo un altro degli scudieri di Conte negli ultimi tre anni: Leonardo Bonucci. Barzagli, come ha confermato ieri il professor Castellacci, non ha accusato grandi problemi dopo i 90 minuti col Costa Rica e quindi il trio Barzagli-Bonucci-Chiellini davanti a Buffon potrebbe garantire una certa solidità al gioco azzurro. Una soluzione che potrebbe sfruttare Darmian a destra (la fascia preferita) e il recuperato De Sciglio a sinistra ai fianchi di un centrocampo composto da Pirlo e Marchisio – un altro pezzo di Juve – e completato da un Candreva, o da Aquilani, tanto per fare il nome di un giocatore ancora fresco.
Quello del clima e della temperatura che anche a Natal giocherà a favore dei sudamericani è un tasto sul quale non si è battuto molto in casa Italia: il caldo sarà opprimente anche contro l’Uruguay, all’una del pomeriggio, ma in definitiva fa parte del gioco di questo Mondiale. Piuttosto, tornando a piedi pari sulla tattica, bisognerà avere delle risposte positive dalle punte, se si punterà sul 3-5-2. Finora Prandelli ha usato un solo attaccante (Balotelli) o una sorta di tridente (Insigne e Cerci larghi a supporto) nel finale della gara con il Costa Rica, senza ricavare molto. Le nostre fortune, inutile nasconderlo, sono legate al rendimento di Mario: quando è super si viaggia in prima classe, quando litiga con il pallone e i centrali avversari rischiamo seriamente di deragliare. Val la pena insistere? È una domanda che si abbina a quella sulla possibile intesa di un tandem Immobile-Balotelli. Un tandem che Prandelli non intende “omologare”. Non hanno caratteristiche compatibili, così se disegni un 3-5-2 bisognerà bussare di nuovo alla porta di Cassano che, con la prestazione dell’Arena Pernambuco, non ispira grande fiducia. «Niente paura», ha predicato ieri il ct. Chissà, potrebbe essere anche un messaggio all’Italia del pallone: metto Thiago Motta al posto di De Rossi e via pedalare verso gli ottavi con il nostro 4-1-4-1. In definitiva, con l’Uruguay basta non prenderle e poi ripartire.
@pioleotto
©RIPRODUZIONE RISERVATA