Sulmona, lavoro nero, la Cna stana sessanta artigiani abusivi

Il dossier contro la concorrenza sleale verrà consegnato alla prefettura. Nel mirino per lo più parrucchieri ed estetiste. Ruggieri: situazione insostenibile

SULMONA. Salgono a 60 su 340 i casi di lavoro nero in città, finiti nell’elenco che la Cna consegnerà alla prefettura. In termini percentuali l’abusivismo nel campo dell’artigianato a Sulmona, pari al 15 per cento, è superiore alla media nazionale del 13. Un dato che ha destato preoccupazione tra gli addetti ai lavori, dai quali nei mesi scorsi sono partite segnalazioni contro la concorrenza sleale. Da qui, gli organi preposti, in particolare la Guardia di finanza e la prefettura, su sollecitazione delle associazioni di categoria hanno avviato una serie di controlli. Un’operazione trasparenza per sollecitare, anche da parte di chi lavora, il rispetto di regole e norme.
«Sono all’incirca una sessantina i casi di lavoro nero scovati nel territorio», conferma Franco Ruggieri della Cna, «dopo le verifiche da noi effettuate, l’elenco verrà consegnato agli organi preposti perché la situazione è ormai diventata insostenibile».
Gli artigiani in regola puntano il dito soprattutto contro parrucchieri ed estetiste a domicilio, «che non hanno spese e tasse ma che non possono fornire garanzie sulla pulizia e l’igiene degli strumenti di lavoro usati». Ma sono finiti sotto la lente di ingrandimento anche idraulici o altri artigiani che sfuggono al pagamento delle tasse, non facendo ricevute e che risultano sconosciuti al fisco.
«Basti pensare che qui nuovi parrucchieri o estetisti continuano ad essere formati nei saloni in regola», aggiunge Ruggieri, «salvo poi scomparire e non aprire attività di questo genere. Cosa questa che ormai non accade più da anni. Il nostro intento non è certo quello di avviare una caccia alle streghe, ma solo quello di tutelare chi svolge il proprio lavoro nel rispetto delle regole e che viene frodato da una concorrenza sleale che può applicare tariffe e prezzi più bassi, non dovendo pagare affitti, mutui o tasse».
Da qui l’attivazione, da parte della Confederazione nazionale degli artigiani, di uno sportello dove denunciare il lavoro nero. Una sorta di presidio della legalità, a tutela di chi paga le tasse e subisce controlli costanti, ha conseguito diplomi e certificazioni per esercitare la professione e continua con corsi di aggiornamento e lezioni. La crisi economica e occupazionale della zona avrebbe spinto sempre più professionisti a riconsegnare le licenze alla Camera di commercio e ad abbassare le saracinesche delle attività, per andare ad ingrossare i numeri del sommerso. Una tendenza in netta crescita per il capoluogo peligno, che non è sfuggita in passato nemmeno alla Confesercenti, che aveva avviato la sua controffensiva al lavoro nero con una serie di incontri di sensibilizzazione e formazione.
Secondo le stime fornite da Confesercenti, ai circa ottanta professionisti in regola (per la precisione 44 parrucchieri e 34 estetisti), bisognerebbe aggiungere un 40 o 50 per cento di lavoratori in nero. Sempre più difficili da scovare.
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