teramo

Abusi su una minorenne Condannato a cinque anni

È la pena inflitta a un teramano di 61 anni dopo un processo con rito abbreviato Avrebbe approfittato più volte della ragazza che ha una disabilità psichica

TERAMO. Condannato a 5 anni di reclusione per violenze sessuali su una minore con disabilità psichica. E’ la pena inflitta dal giudice del’udienza preliminare Domenico Canosa a un 61enne di teramo al terne di un processo che si è svolto con il rito abbreviato. Ed è stato proprio grazie a questo rito, che prevede la diminuzione di un terzo della pena, che l’imputato ha evitato una condanna ancora più pesante. Il giudice ha comunque deciso di andare oltre la richiesta del pubblico ministero, secondo cui il 61enne andava condannato – sempre con la diminuzione di un terzo della pena: a 4 anni e 8 mesi di reclusione.

Il giudice ha inoltre stabilito l’interdizione perpetua dai pubblici uffici dell’imputato, condannato anche a versare una provvisionale di ventimila euro a favore della ragazza, rappresentata nel processo dall’avvocato Antonietta Ciarrocchi, mentre l’avvocato Maria Teresa D’Antonio, rappresentava i genitori, anche loro costituiti parte civile.

E’ una brutta storia di degrado e violenza, quella che è stata ripercorsa ieri davanti al giudice, avvenuta in una frazione teramana tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, quando la ragazza era ancora minorenne. L’uomo è stato condannato perché avrebbe approfittato più volte della ragazza in cambio di piccoli regali, come ricariche telefoniche e cose da mangiare da portare in famiglia. Una serie di fatti e circostanze che la ragazza ha riferito sempre alla stessa maniera, senza mai cambiare versione: un atteggiamento di estrema coerenza che, secondo un perizia psicologica utilizzata nel processo, una ragazzina nelle sue condizioni psichiche non sarebbe stata in grado di sostenere così a lungo se non fosse stata assolutamente la verità.

L’inchiesta era scattata quando una familiare aveva letto alcuni sms sul cellulare della ragazzina: messaggini che arrivano dall’uomo ed erano quantomeno sospetti. Così partono le prime indagini: la polizia mette insieme indizi e testimonianze che diventano un fascicolo d’accusa in procura. Il primo punto fermo è l’incidente probatorio chiesto dal pm per cristallizzare la testimonianza della ragazzina: che parla, racconta di quegli incontri in macchina, in luoghi isolati, delle ricariche telefoniche e della «carne e del pesce come regalo alla mia famiglia», versione confermata anche successivamente.

L'uomo, difeso dall'avvocato Roberto Conte, nega le accuse fin da subito, ma poi chiede di patteggiare una pena a due anni e 4 mesi. Richiesta respinta dal gup Canosa, che non ritiene la pena adeguata alla gravità del reato. Si va quindi al processo con rito abbreviato che si è concluso ieri con la condanna a 5 anni.(e.a.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA