Delitto Caldarelli/ Andrea e Alessia e quel precedente dell’8 aprile: «Mi volevano ammazzare, ma io sono riuscito a fuggire»

Sono le dichiarazioni dell’uomo che nella notte tra il 7 e l’8 aprile è stato rapinato dai due conviventi che ora sono accusati dell’omicidio di Martino Caldarelli, ucciso a coltellate e gettato nel lago a Corropoli, nel Teramano
TERAMO. «Lui mi ha puntato un coltello alla gola, lei mi ha colpito con un tubo di gomma e il tergicristalli della macchina. Mi volevano uccidere perché dicevano che avrei denunciato, sono riuscito a scappare. Se penso a quello che è successo qualche giorno dopo mi vengono i brividi». Sì, queste parole mettono i brividi, proprio alla luce del dopo. Sono le dichiarazioni dell’uomo che nella notte tra il 7 e l’8 aprile, quindi appena pochi giorni fa, è stato rapinato dai due conviventi che ora sono accusati dell’omicidio di Martino Caldarelli, ucciso a coltellate e gettato nel lago nel Teramano. Le sue dichiarazioni sono nell’ordinanza di custodia cautelare di quaranta pagine che è già stata notificata ad Andrea Cardelli e Alessia Di Pancrazio e in cui sono accusati di rapina e sequestro di persona ai danni di un uomo di Corropoli. Ed è proprio da questo precedente e da questa inquietante similitudine che sono partite le indagini sul caso Caldarelli portate avanti dai carabinieri del comando provinciale agli ordini del colonnello Pasquale Saccone su delega del pm Elisabetta Labanti titolare del fascicolo con il procuratore Ettore Picardi. Cardelli è assistito dall’avvocato Marco Cerioni, la donna dall’avvocato Tiziano Rossoli. Sabato l’autopsia affidata al medico legale Donatella Fedeli. (d.p.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA