Antonio Forlini e Domenico Giambuzzi, Ruzzo Reti

TERAMO

Acqua a rischio, chiesto il processo per 10 

La Procura conferma le accuse di inquinamento per i vertici dell’Istituto di fisica nucleare, Strada dei Parchi e Ruzzo

TERAMO. Gli accertamenti non si sono mai interrotti e, a sei mesi dall’avviso di conclusione delle indagini, la Procura teramana impacchetta le accuse sul sistema acqua Gran Sasso e chiede il processo per dieci nomi tra i vertici dell’Istituto di fisica nucleare, di Strada dei Parchi e di Ruzzo Reti.

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Con una novità che definisce ulteriormente l’imponente inchiesta per inquinamento ambientale: nell’elenco degli indagati sono state inserite anche le società Strada dei Parchi e Ruzzo Reti nei confronti dei quali la Procura ipotizza l’ipotesi di illecito amministrativo. E non solo. Perché rispetto all’avviso di conclusione delle indagini nella richiesta di rinvio a giudizio compare un nome nuovo: quello di Domenico Giambuzzi, storico ex direttore della Ruzzo Reti ora in pensione. Esce Dino Franciotti, responsabile della divisione tecnica dei Laboratori del Gran Sasso per cui è stata chiesta l’archiviazione.

Il procuratore Antonio Guerriero

La parola, dunque, ora passa al gip che dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura o disporre il non luogo a procedere. I reati ipotizzati sono quelli già definiti nell’avviso di conclusione: ovvero l’inquinamento ambientale (il 452 bis) e il getto pericoloso di cose (il 674). Con un filo conduttore a legare le pagine del voluminoso fascicolo nato dalla relazione dei tre consulenti e dal lavoro dei carabinieri del Noe: quel principio di precauzione definito ormai da tempo dalle normative europee in materia di tutela ambientale. In questi mesi decine di sopralluoghi e videoispezioni, le ricostruzioni dei tre super esperti incaricati dalla Procura teramana e le indagini del Noe hanno fotografato una realtà fatta di rischi e procedure ignorate. In un contesto, quello ipotizzato dalla Procura, in cui sono emerse presunte interferenze tra i laboratori, le gallerie autostradali e il sistema di condutture delle acque con criticità mai sanate. Con, sostengono i magistrati, un pericolo permanente per la salubrità delle acque a causa di un inadeguato isolamento delle opere di captazione e convogliamento di quelle destinate ad un uso potabile. In particolare, così come già scritto nell’avviso di conclusione, la Procura contesta ai vertici dell'Infn di aver mantenuto in esercizio i laboratori senza aver verificato se vi fosse «un adeguato isolamento idraulico delle opere di captazione e convogliamento delle acque destinate ad uso idropotabile ricadenti nella struttura rispetto alle limitrofe potenziali fonti di contaminazione» e quindi senza attuare le misure «atte a scongiurare il rischio di contaminazione delle acque sotterranee», così come di aver omesso di adottare «le misure necessarie per l'allontanamento della zona di rispetto delle sostanze pericolose detenute ed utilizzate nelle attività dei laboratori».

Lelio Scopa e Cesare Ramadori, Strada dei Parchi
Ai vertici della Strada dei Parchi, la società che gestisce l’A24 e l’A25, la Procura contesta, così come scritto nell’avviso di conclusione, «di aver mantenuto in esercizio le gallerie autostradali senza verificare l’esistenza di un adeguato isolamento delle superfici dei tunnel autostradali e delle condutture di scarico a servizio delle gallerie rispetto alla circostante falda acquifera e, di conseguenza, senza attuare le misure atte a scongiurare il rischio di contaminazione della falda acquifera».Alla Ruzzo Reti la Procura contesta di non aver verificato, così come scritto nel capo d’imputazione, «se vi fosse un adeguato isolamento delle opere di captazione e convogliamento delle acque sotterranee destinate ad uso idropotabile» ricadenti nelle strutture dei laboratori e nei tunnel autostradali».
L’inchiesta giudiziaria, nata dopo l’emergenza potabilità del 2017, porta la firma dei pm Greta Aloisi, Davide Rosati e Stefano Giovagnoni coordinati dal procuratore Antonio Guerriero. Per anni magistrato di prima linea nella Terra dei fuochi, Guerriero nei mesi scorsi ha messo nero su bianco la realtà di un sistema fortemente a rischio scrivendo una lettera a tutti gli enti e invitandoli a fare interventi per la tutela delle salute pubblica.
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