Addio allo storico Bar Agrò «Non ce la facciamo a riaprire»
Era attivo dal 1938, fu la prima caffetteria del Lido. Il titolare: «I miei genitori sono anziani e malati e con il Covid non possono più aiutarmi. Gli incassi sono calati, le spese troppe. Cediamo il locale»
GIULIANOVA. Il Bar Agrò, storico esercizio giuliese, chiude i battenti: a seguito del lockdown imposto dal governo per l’emergenza sanitaria tuttora in atto, il titolare Agrò Di Teodoro, meglio conosciuto in città con il nomignolo di Gogò, ha deciso di cessare la propria attività situata nei pressi della stazione ferroviaria. «Purtroppo non ci sono più le condizioni per poter riaprire al pubblico e continuare, pertanto, la mia attività da barman, a differenza di altre realtà che hanno forse patito meno di me il blocco imposto dal governo per l’emergenza Covid», afferma Di Teodoro, e continua: «I miei genitori, che mi davano una grossa mano con la gestione del bar, sono piuttosto anziani. Mio padre ha 78 anni e ha subito diversi interventi, mia madre 74 anni, anche lei ha le sue patologie: entrambi hanno una salute precaria e sono quindi tra i soggetti ritenuti più fragili. Sarebbe pericoloso lasciarli dinnanzi al bancone con il viavai di gente… Penso che abbiano tutto il diritto di godersi la pensione».
Lo storico bar, che faceva parte della tradizione giuliese, si chiamava una volta Bar Roma, perché sito in prossimità di piazza Roma, e fu aperto dal nonno di Di Teodoro, che si chiamava anche lui Agrò, nel lontano 1938. «È stata la prima caffetteria di Giulianova Lido», ricorda con nostalgia Agrò (Gogò) Di Teodoro; successivamente il testimone della gestione dell’attività è passato nelle mani di Giancarlo Di Teodoro, figlio del fondatore, che ha contribuito, fino a poco tempo fa, alla conduzione della caffetteria assieme al figlio. «Le limitazioni imposte dal governo, le sanificazioni, le spese e le tasse mai sospese non mi permettono più di continuare, né di poter assumere, ad oggi, del personale: finirei per spendere più di quanto guadagno», continua Agrò Di Teodoro, «oltretutto la stazione di Giulianova non è più quella di un tempo, che rappresentava un centro nevralgico per la città: ora sembra trasformata in una zona di periferia. Chi ha delle attività del genere oggigiorno ha delle spese fisse molto onerose, che sono diventate per me insormontabili; già nel 2019 ho avuto delle problematiche economiche, perché lo Stato non ci ha aiutato a dovere; gestire ora tutto questo da solo non posso più permettermelo. Ho due sorelle che hanno intrapreso altre strade nella loro vita e sia pure a malincuore anch’io, una volta venduto o ceduto in gestione il bar, per il quale non nego di aver già ricevuto diverse proposte da valutare, cercherò un altro lavoro», conclude l’esercente, «e mi dedicherò ad altre tipologie di attività».
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