Agente sospeso, processo al medico
È lo stralcio dell’inchiesta sul poliziotto di Castrogno accusato di favori a camorristi, dottoressa imputata per falsi certificati
TERAMO. E’ una costola dell’inchiesta che l’anno scorso ha portato alla sospensione di un agente di polizia penitenziario di Castrogno accusato di aver fatto favori e rivelato segreti ad alcuni camorristi detenuti. L’agente Giancarlo Arnoni, accusato di rivelazione di segreti, corruzione e spaccio, a luglio ha patteggiato due anni ed otto mesi, mentre ieri è iniziato il processo per Vincenzo Varriale, uno dei detenuti campani oggi in libertà, accusato di corruzione e spaccio, e il medico Alessandra Pilotti, accusata di falsità ideologica e truffa. Secondo l’accusa quest’ultima, medico di base, avrebbe rilasciato dei falsi certificati all’agente per consentirgli di fare dei periodi di assenza dal lavoro per malattia. Accusa tutta da provare nel corso del dibattimento.
Il processo, che si è aperto davanti al tribunale in composizione collegiale (presidente Flavio Conciatori, a latere Franco Tetto e Carla Fazzini) è stato aggionato al 9 aprile. Dall’inchiesta del pm Luca Sciarretta è emerso che Arnoni avrebbe favorito alcuni detenuti legati alla camorra, confidando segreti d’ufficio che si potevamo rivelare utili ai detenuti e anche di avere fatto entrare stupefacenti all’interno del carcere in cambio di denaro. L’agente è accusato anche la violazione dell’articolo 390 del codice penale «procurata inosservanza della pena», che si concretizza quando si aiuta qualcuno a sottrarsi all’esecuzione della pena.Cosa avvenuta – sempre secondo le accuse – quando l’agente si sarebbe messo in contatto con un latitante pescarese, ricercato per scontare una condanna definitiva, che venne poi trovato e arrestato nel novembre 2011. Secondo gli inquirenti Arnoni avrebbe dunque saputo come rintracciare il latitante, ma si sarebbe ben guardato dall’avvisare i suoi colleghi o un altro organo di polizia giudiziaria per fare eseguire l’arresto, come sarebbe stato suo dovere fare in quanto agente della polizia penitenziaria. Lo avrebbe fatto, secondo l’accusa, in cambio di generi alimentari che avrebbe ricevuto dalla convivente di uno dei boss reclusi nel carcere teramano per far entrare nel penitenziario quantitativi imprecisati di droga destinati ad essere ceduti o venduti a Castrogno . L’indagine sull’agente di polizia penitenziaria è nata nell’ambito di una più vasta inchiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Napoli su alcuni esponenti della camorra. Dalle intercettazioni sarebbe emerso che alcuni di questi indagati – che poi sarebbero stati portati nel carcere teramano per scontare la pena – avevano contatti con Arnoni. (d.p.)
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