La coppia killer interrogata in carcere, lui: “così abbiamo ucciso Martino”, lei non vuole più parlare

Cardelli, che dopo il fermo non aveva parlato, ammette omicidio e rapina davanti a giudice e pm. La donna invece, che inizialmente aveva confessato ora sembra che non sia più disposta a parlare
TERAMO. «Lo abbiamo ucciso»: un monologo inframezzato da lacrime e parole pesanti come macigni. Nella sala magistrati del carcere di Castrogno è arrivato il momento di andare oltre il già visto di un delitto.
Andrea Cardelli parla per la prima volta dopo l’arresto per l’omicidio di Martino Caldarelli, il 48enne di Isola del Gran Sasso adescato sui social, accoltellato dopo un ricatto sessuale, finito con due colpi di pala sulla testa e buttato in un laghetto di Corropoli. Con Cardelli è finita in carcere la sua convivente Alessia Di Pancrazio, la prima a confessare e a far ritrovare il corpo dopo che lui ha tentato di strangolarla. Dopo 48 ore da quella prima ammissione, i ruoli si invertono: lui parla, lei resta in silenzio.
I meccanismi giuridici, non sempre in linea con il contesto del momento, definiscono i due interrogatori di garanzia di ieri solo in relazione all’ordinanza di custodia cautelare sulla rapina e il sequestro di persona messo a segno qualche giorno prima del delitto ai danni di un altro uomo che è riuscito a scappare. Ma Cardelli parla di tutto quello che è successo nell’ultima settimana. Assistito dall’avvocato Marco Cerioni, il 41enne di Corropoli ammette: «Abbiamo fatto tutto, abbiamo ucciso Caldarelli».
In quasi due ore di confronto con il giudice Marco Procaccini (presente il pm titolare del fascicolo Elisabetta Labanti), Cardelli mette insieme frammenti di vita e di morte, srotola episodi e date. Il perché e il come, se mai ci fossero in una storia da brividi come questa, li rimanda al prossimo interrogatorio, quello che sarà fissato dopo la notifica della nuova ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio e l’occultamento di cadavere. «Il mio assistito ha fatto ampie ammissioni sugli addebiti contestati», dichiara l’avvocato Cerioni, «ha avuto momenti di sconforto. Valuteremo nel futuro il ricorso ad eventuali consulenze per valutare la sua piena capacità al momento dei fatti».
Se lui parla, lei ora resta in silenzio. Davanti al gip Alessia Di Pancrazio, la 26enne di Giulianova, si avvale della facoltà di non rsipondere. Dice il suo avvocato Rossoli: «La mia assistita risponderà alle domande non appena sarà disponibile l’intero fascicolo delle accuse ipotizzate nei suoi confronti».
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