Dionisio Merli con la moglie

TERAMO

Amianto sui locomotori, Inail condannata a risarcire eredi di ex macchinista

L'Istituto dovrà pagare 150mila euro alla vedova di Dionisio Merli di Colonnella: aveva sostenuto che la vittima si era ammalata di tumore al polmone perché fumava. L'Osservatorio amianto: "Ora agiremo anche verso l'Inps"

TERAMO. Il Tribunale di Teramo ha condannato l’INAIL a pagare circa 150mila euro, tra ratei arretrati, rendita reversibilità per la vedova e maggiorazioni Fondo vittime, in favore delle eredi dell’ex macchinista delle Ferrovie Dionisio Merli, morto a 64 anni per un adenocarcinoma polmonare causato dall’esposizione all’amianto.

Merli, nato a Colonella, nel marzo del 1947, aveva lavorato alle dipendenze di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) per 27 anni, in qualità di macchinista in diversi impianti, nel Deposito locomotive di Pescara, in quello di Ancona, di Alessandria, e presso il Presidio condotta San Benedetto del Tronto.

Durante tutto il periodo di lavoro, secondo quanto è stato ricostruito, Merli è stato esposto quotidianamente  senza adeguati dispositivi di protezione e nel marzo 2010 aveva ricevuto la diagnosi di adenocarcinoma polmonare.

L’ex macchinista nel novembre dello stesso anno aveva presentato domanda di riconoscimento della malattia professionale all’Inail che l’aveva respinta motivando che fosse un fumatore.

Nel 2020 i familiari, assistiti dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona), hanno presentato ricorso al giudice del Lavoro di Teramo. Dall’istruttoria del processo è emerso che tutte le locomotive Fs, nel periodo di lavoro di Merli, che si occupava anche delle attività di manutenzione e delle riparazioni dei locomotori, avevano l’involucro esterno e parte delle zone interne spruzzate con amianto che serviva a proteggere dal rischio incendio, e che determinava il rilascio di polveri e fibre contaminando tutto l’ambiente lavorativo della sala macchine.

Esaminate le prove dell'esposizione alla fibra killer in sinergia con altri cancerogeni, e le perizie del consulente tecnico d'ufficio (Ctu), il Tribunale ha accolto la richiesta condannando l’ente previdenziale.

L'Osservatorio sottolinea che proprio fra i dipendenti delle Ferrovie si riscontrano casi maggiori di patologie asbesto correlate, come il mesotelioma, tumore al polmone, asbestosi ed altre neoplasie, essendo una delle attività lavorative a maggior rischio di esposizione alla fibra cancerogena.

Sin dalle locomotive a vapore nel settore ferroviario l’amianto è stato presente in guarnizioni e rivestimenti, poi dalla metà degli anni ‘50 è iniziata la coibentazione con amianto sui nuovi rotabili, allargata in seguito a tutte le 8mila carrozze circolanti che fu interrotta negli anni ’90, con la messa al bando del pericoloso cancerogeno. La bonifica è stata poi completata all’inizio degli anni 2000.

L’avvocato Ezio Bonanni: “Questa sentenza è importante perchè riconosce il cancro del polmone anche in lavoratore fumatore che l’Inail, nonostante le numerose condanne, continua a negare che sia malattia asbesto correlata costringendo i familiari dei defunti a intraprendere l’azione giudiziaria. Ora agiremo anche verso l’Inps per le maggiorazioni contributive e la riliquidazione della pensione di reversibilità”.