Giulianova

Amir ucciso a 24 anni con il machete, l’ombra del regolamento dei conti

17 Marzo 2025

La vittima di Giulianova assassinata a San Benedetto del Tronto: da un mese fuori dai domiciliari. Sotto accusa due amici del deceduto e un giovane di Grottammare, ferito gravemente

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Il nastro bianco e rosso sul lungomare di San Benedetto del Tronto a segnare il confine tra la vita e la morte arrivata con la violenza dirompente di un omicidio. Quello di Amir Benkharbouch, 24 anni, nato in Italia, residente a Giulianova, papà marocchino e mamma moldava, ucciso a colpi di machete dopo una violenta lite scoppiata all’uscita di un locale, il Kontiki. Forse uno scontro tra gang rivali, forse un regolamento di conti con la prima certezza di tre arrestati giunta in serata ma con ruoli che restano da definire.

E nel ventaglio di ipotesi che cadenza i primi momenti di un’inchiesta tutta ancora da scrivere ci sono i particolari a raccontare chi non c’è più come Amir, uscito dagli arresti domiciliari un mese fa, a processo per tentato omicidio di un barista accoltellato nel 2023 all’uscita di un locale di Giulianova e in attesa di una sentenza prevista per giovedì quando davanti al tribunale di Teramo sarebbe tornato con l’amico romeno accusato dello stesso reato e che ora è in ospedale perché anche lui all’alba di ieri era a San Benedetto. Anche in quell’occasione venne usato un machete.

La dinamica ancora tutta da ricostruire si srotola nei primi atti di un fascicolo per omicidio volontario con il procuratore di Ascoli Umberto Monti in prima linea nel coordinare le indagini delegate ai carabinieri che in tarda serata fanno scattare tre arresti per omicidio, tentato omicidio, rissa e lesioni gravi a vario titolo. Sotto accusa i due ragazzi che erano con la vittima, il romeno residente a Giulianova e ricoverato a San Benedetto con ferite non gravi e un altro italiano sempre residente a Giulianova, e un uomo di Grottammare ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Le Torrette di Ancona. Secondo una iniziale ricostruzione la rissa tra i gruppi sarebbe iniziata all’interno della discoteca da dove sono stati allontanati dal personale della sicurezza.

I due gruppi, probabilmente uno proveniente da Giulianova e l'altro dell’Ascolano, hanno proseguito la lite all’esterno del locale, sul lungomare, dove la situazione è precipitata e dove sarebbe stato coinvolto anche il giovane di Grottammare nel frattempo uscito dal locale. Quest’ultimo, nonostante la ferita da taglio, è tornato nella sua abitazione per il timore di essere scoperto perché è in affidamento ai servizi sociali e con il divieto di uscire in determinati orari, ma la gravità delle lesioni lo ha costretto a chiedere aiuto agli operatori del 118 che lo hanno trasportato all’ospedale Le Torrette di Ancona dove è arrivato in fin di vita. La visione delle immagini catturate da alcuni impianti di videosorveglianza della zona aiuterà a far chiarezza sui ruoli di ciascuno dei coinvolti nel violento scontro che ha lasciato sul lungomare un morto e un ferito gravissimo.

Sul caso stanno lavorando i carabinieri del nucleo radiomobile di San Benedetto e del nucleo investigativo di Ascoli che per ordine della Procura ascolana hanno posto sotto sequestro il locale dove la lite è iniziata e dove per tutta la giornata di ieri si sono svolte ricognizioni. Fondamentali anche le testimonianze di alcune persone che all’alba di ieri si trovavano all’esterno del locale e che hanno raccontato di aver visto un machete nelle mani di alcuni giovani. Secondo la loro versione quest’ultimi sarebbero usciti dalla discoteca e successivamente avrebbero preso l’arma dall’interno di una vettura parcheggiata a breve distanza.

Poi, sempre secondo la loro versione, avrebbero sentito delle persone urlare e avrebbero visto qualcuno a terra. Ricostruzione che al momento gli investigatori stanno confrontando con altre versioni per avere le prime certezze sui ruoli dei coinvolti che per il momento a vario titolo rispondono di tutte le ipotesi di reato contestate. Ma è evidente che in un fascicolo processuale i ruoli devono essere ben definiti proprio per l’attribuzione dei reati contestati. Proprio per questo le indagini serrate sono proseguite tutta la notte con l’audizione di decine di persone informare sui fatti per delineare con assoluta certezza ruoli e responsabilità che potrebbero essere ben diversi da quelli fino a questo momento ipotizzati.

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