Brucchi insultato da due ultrà
Il sindaco: «Mi hanno aggredito verbalmente», interviene il prefetto
TERAMO. Due ultrà lo hanno affrontato in piazza, davanti al duomo e a decine di testimoni. Il sindaco Brucchi ha risposto e lo scontro è degenerato in offese pesantissime. «Un'aggressione verbale inaccettabile, il vaso è colmo, m'impediscono di lavorare con tranquillità».
E' lo sfogo a caldo di Brucchi. La scena comincia in piazza Orsini alle 23 di mercoledì. Davanti al duomo si sentono urla e offese, parole come «ladro» o «vaff...». Sul posto accorre la polizia che identifica due tifosi che si allontanano. Brucchi, invece, resta fino alle due, protetto dalla Digos.
E' in tuta e bicicletta, era uscito per una passeggiata e magari raccogliere i complimenti per il suo 18º posto nella classifica dei sindaci più amati d'Italia. Invece ha trovato gli insulti. Ma l'ennesimo scontro con gli ultrà innesca una reazione massiccia delle istituzioni. Il sindaco, ieri mattina, è stato chiamato in procura per essere ascoltato dal sostistuto procuratore, Davide Rosati.
In un'ora e mezza di deposizione, Maurizio Brucchi, ha elencato una serie di attacchi personali da parte degli ultrà, cominciati con la vicenda delle 5mila firme per il referedum del vecchio stadio da salvare raccolte dai tifosi ma diventate inutilizzabili. Brucchi non ha sporto querela, ma ha rimarcato lo stato d'ansia in cui vive e che turba lo svolgimento del suo lavoro. Sarà la procura a prendere d'ufficio iniziative.
Nel pomeriggio è intervenuto anche il prefetto, Eugenio Soldà, convocando d'urgenza il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Soldà ha disposto il «rafforzamento delle tutela personale di Brucchi», e «tolleranza zero verso ulteriori azioni ed episodi lesivi della civile e democratica convivenza in città».
Brucchi non avrà la scorta, ma sarà vigilato dalla Digos in alcuni suoi spostamenti. Durissime le parole del prefetto. Soldà ha parlato di «un forte clima di tensione, non più tollerabile». Ed ha condannato così il fatto: «Quando la contestazione e l'esercizio dei diritti democratici eccedono fino a ledere la libertà personale e l'altrui diritto, quando la dialettica e la contrapposizione politica scadono in intolleranti forme di esasperazione e di violenza contro la persona oltre che al rappresentante delle istituzioni, si violano i principi fondamentali posti a base della nostra democrazia».
«Sono amareggiato», dice Brucchi. «E' stata un'aggressione che non ha nulla a che vedere con la cultura della nostra città. Sono arrivati a darmi del ladro e a dirmi che rubo due stipendi. E' inutile che spieghi che percepisco solo il 50 per cento della mia indennità di sindaco, cioè 1800 euro: la più bassa tra i capoluoghi d'Abruzzo». L'aggressione verbale, racconta Brucchi, è degenerata in insulti pesantissimi. In sguardi e atteggiamenti di sfida. Che, messi insieme agli episodi precedenti, gli fanno dire: «Il vaso è colmo».
Uno dei due ultrà ha telefonato in redazione e ha dato la sua versione: «Non l'ho aggredito ma contestato. L'ho visto da lontano in tuta e gli ho detto: ecco qui il nostro sindaco antidemocratico, perché non ci ha fatto fare il referendum dopo che abbiamo raccolto 5 mila firme. Lui ci ha detto che "siamo pilotati", gli ho risposto che non è vero. Poi ci ha detto di allontanarci e gli ho risposto che deve vergognarsi. L'ho attaccato sul doppio lavoro che fa e lui mi ha detto: perché non vai a lavorare. Ma io non sono come te, gli ho risposto, che rubi due stipendi allo Stato».
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