Castelnuovo, sputi e insulti a un migrante in cerca di lavoro
L’uomo, ospitato al residence Felicioni di Roseto, era in attesa del pullman alla fermata quando è stato affrontato da quattro persone
CASTELNUOVO. «Figlio di puttana, che ci fai qui? Negro di merda, torna a casa tua». Così quattro uomini tra i 40 e i 50 anni, nel pomeriggio di lunedì, hanno aggredito un ragazzo camerunense di 32 anni, migrante, che da qualche tempo vive a Roseto nel residence Felicioni. Sadar Bahar, detto Elia, era andato a Castelnuovo per cercare un lavoro e stava aspettando il pullman alla fermata per tornare a Roseto. All’improvviso viene avvicinato da un'automobile con quattro persone a bordo. I quattro abbassano il finestrino e iniziano ad insultarlo. Poi due di loro scendono dalla vettura, gli sputano e gli danno qualche spintone intimandogli di andarsene immediatamente, quindi risalgono a bordo e si allontanano. Il tutto è durato circa 10 minuti. Il povero Elia, appena tornato a Roseto, racconta tutto al suo amico Marco Borgatti, noto esponente politico e ambientalista rosetano. «Elia è solo uno degli uomini che da tempo vivono in un residence a Roseto», dice Borgatti, «Un uomo buono, un uomo povero nato in un altro paese, un uomo che ha attraversato il deserto e che ha vissuto nelle carceri in Libia fra tortura e morte. Un uomo fuggito per fortuna dalla morte, salvato come tanti nel Mediterraneo. Di questo è molto grato al nostro paese. Nonostante tutte le sofferenze non ha mai perso il sorriso e la voglia, da povero, di aiutare gli altri poveri insieme a tutti i ragazzi che vivono con lui nel residence di Roseto». Nello scorso anno è partito volontario con Le Brigate di Solidarietà ad aiutare i terremotati ad Amatrice e ad Accumoli, è stato fra neve e fango ad aiutare anziani e famiglie isolate, è stato nelle riserve e nei parchi a rimediare ai danni fatti dagli incivili, è sceso in strada a manifestare per l’acqua e per i disastri degli incendi del Morrone, e ha aiutato il comune di Roseto a sistemare le antiche fonti. «Aggredire un buono è solo istigare una guerra tra poveri», continua Borgatti, «dobbiamo lavorare insieme , senza distinzioni e rendere questo episodio solo un momento per cambiare una percezione distorta dettata solo da chi non ha altri argomenti per giustificare il non fatto. Elia è un uomo come noi, un uomo che non ha colpe. Molte realtà si stanno mobilitando e nei prossimi giorni ci saranno volantinaggi e anche dal Comune di Castellalto sono arrivati messaggi di solidarietà».
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