«Chiederemo l’ergastolo per i rom»
Parla il legale dei Fadani, oggi dal gip lo zingaro Elvis che sfida con lo sguardo.
ALBA ADRIATICA. La notte dopo l’arresto del terzo rom è trascorsa tranquilla ad Alba. Ma la notte non è riuscita a cancellare l’effetto dello sguardo di sfida lanciato da Elvis Levakovic al momento dell’arresto, accompagnato da un sorriso, forse un ghigno. Il giovane - che oggi sarà interrogato dal gip - non ha abbassato lo sguardo nemmeno quando è passato, nell’auto dei carabinieri, fra la folla che, fuori della caserma, gridava «Assassino». E per chi ha ucciso Emanuele Fadani, i familiari chiederanno l’ergastolo. Lo annuncia Gabriele Rapali, il legale della moglie di Fadani e della figlioletta. «Noi lavoreremo perchè chi ha commesso un crimine così efferato prenda l’ergastolo, anche per dare una risposta a chi chiede giustizia, non vendetta».
Secondo l’avvocato l’ipotesi di reato sarebbe omicidio volontario, con l’aggravante sia dei motivi abbietti e futili che della presenza di tre persone. Un elemento che peggiorerebbe l’accusa - ancora da dimostrare - sarebbe l’uso di strumenti nell’aggressione come un tirapugni. «Le modalità sono molto importanti: se c’è stato un accanimento scatta l’efferatezza», aggiunge. Importante potrebbe essere una testimone, che abita in viale Mazzini e che si è affacciata durante l’aggressione. «C’è una signora che ha chiamato i carabinieri: ha visto le ultime fasi», spiega il legale, «l’abbiamo rintracciata e i carabinieri l’hanno subito sentita. Il suo racconto non è determinante ma è corroborante». Rapali spiega anche le ragioni, le implicazioni morali e sociali che lo spingeranno a chiedere l’ergastolo per gli assassini. «E’ l’unica risposta seria che può essere data: deve essere dato l’ergastolo a chi l’ha ucciso.
D’altronde sono stati dati ergastoli anche per situazioni meno gravi, sotto il profilo dell’efferatezza. Penso che la forte reazione degli albensi sia data da un connubio intollerabile: alla delinquenza si somma la prepotenza quotidiana. Ho osservato la gente al funerale: ciascuno viveva il portato della morte di Emanuele, ma ognuno riviveva anche il portato delle angherie subite personalmente». E che ci sia una frattura con la comunità rom è apparso evidente ad Alba nel collegamento in diretta in una trasmissione tv nel pomeriggio quando due giovani zingari hanno detto: «Anche noi porgiamo le nostre condoglianze, ma chiediamo più tutela e rispetto per la nostra comunità che non può essere presa di mira per il gesto, sbagliato, di uno soltanto».
Un appello che ha incontrato un coro di fischi dei tanti che, col sindaco Franchino Giovannelli, erano in piazza per il collegamento. «Non devono tornare più», ha urlato un ragazzo alle telecamere della trasmissione di Canale 5 condotta da Barbara D’Urso. La piazza ha invece applaudito quando Alex Fadani ha chiesto al rappresentante rom: «E’ pronto a riconoscere l’ergastolo per gli assassini di mio fratello?». E Anacleto Di Rocco ha risposto: «I ragazzi hanno sbagliato, è giusto l’ergastolo». La rabbia corre anche su Internet. Il sito del Centro on line sta raccogliendo decine di messaggi. «Adesso devono buttare le chiavi della cella» scrive Roberto Candeloro. Si accende un fitto dialogo: «Speriamo che non venga subito rimesso in libertà, come spesso accade.
L’ergastolo, come pena, è poco!», commenta Antonietta Di Lodovico. Letizia Forcella scrive con rabbia: «Noi cittadini paghiamo le tasse e lo Stato ci spreme fino all’osso. E come veniamo tutelati? A quanto sembra, la legge italiana non è uguale per tutti. Questi parassiti devono andar via». Interviene un albense che usa il nickname Kmatt: «Vivo ad Alba da 18 anni. I rom hanno sempre fatto ciò che volevano: musica alta, auto parcheggiate in mezzo alla strada e non puoi suonare con il clacson perchè ti minacciano. Nelle loro zone è vietato passare, perchè attaccano subito briga». Ovviamente ci sono pareri discordanti: «Non si può giustificare nessuna forma di violenza. Quando si giustifica la reazione degli abitanti albensi, si ammette la violenza», scrive Fibonacci82.
Secondo l’avvocato l’ipotesi di reato sarebbe omicidio volontario, con l’aggravante sia dei motivi abbietti e futili che della presenza di tre persone. Un elemento che peggiorerebbe l’accusa - ancora da dimostrare - sarebbe l’uso di strumenti nell’aggressione come un tirapugni. «Le modalità sono molto importanti: se c’è stato un accanimento scatta l’efferatezza», aggiunge. Importante potrebbe essere una testimone, che abita in viale Mazzini e che si è affacciata durante l’aggressione. «C’è una signora che ha chiamato i carabinieri: ha visto le ultime fasi», spiega il legale, «l’abbiamo rintracciata e i carabinieri l’hanno subito sentita. Il suo racconto non è determinante ma è corroborante». Rapali spiega anche le ragioni, le implicazioni morali e sociali che lo spingeranno a chiedere l’ergastolo per gli assassini. «E’ l’unica risposta seria che può essere data: deve essere dato l’ergastolo a chi l’ha ucciso.
D’altronde sono stati dati ergastoli anche per situazioni meno gravi, sotto il profilo dell’efferatezza. Penso che la forte reazione degli albensi sia data da un connubio intollerabile: alla delinquenza si somma la prepotenza quotidiana. Ho osservato la gente al funerale: ciascuno viveva il portato della morte di Emanuele, ma ognuno riviveva anche il portato delle angherie subite personalmente». E che ci sia una frattura con la comunità rom è apparso evidente ad Alba nel collegamento in diretta in una trasmissione tv nel pomeriggio quando due giovani zingari hanno detto: «Anche noi porgiamo le nostre condoglianze, ma chiediamo più tutela e rispetto per la nostra comunità che non può essere presa di mira per il gesto, sbagliato, di uno soltanto».
Un appello che ha incontrato un coro di fischi dei tanti che, col sindaco Franchino Giovannelli, erano in piazza per il collegamento. «Non devono tornare più», ha urlato un ragazzo alle telecamere della trasmissione di Canale 5 condotta da Barbara D’Urso. La piazza ha invece applaudito quando Alex Fadani ha chiesto al rappresentante rom: «E’ pronto a riconoscere l’ergastolo per gli assassini di mio fratello?». E Anacleto Di Rocco ha risposto: «I ragazzi hanno sbagliato, è giusto l’ergastolo». La rabbia corre anche su Internet. Il sito del Centro on line sta raccogliendo decine di messaggi. «Adesso devono buttare le chiavi della cella» scrive Roberto Candeloro. Si accende un fitto dialogo: «Speriamo che non venga subito rimesso in libertà, come spesso accade.
L’ergastolo, come pena, è poco!», commenta Antonietta Di Lodovico. Letizia Forcella scrive con rabbia: «Noi cittadini paghiamo le tasse e lo Stato ci spreme fino all’osso. E come veniamo tutelati? A quanto sembra, la legge italiana non è uguale per tutti. Questi parassiti devono andar via». Interviene un albense che usa il nickname Kmatt: «Vivo ad Alba da 18 anni. I rom hanno sempre fatto ciò che volevano: musica alta, auto parcheggiate in mezzo alla strada e non puoi suonare con il clacson perchè ti minacciano. Nelle loro zone è vietato passare, perchè attaccano subito briga». Ovviamente ci sono pareri discordanti: «Non si può giustificare nessuna forma di violenza. Quando si giustifica la reazione degli abitanti albensi, si ammette la violenza», scrive Fibonacci82.