Corso San Giorgio negli anni Venti A passeggio sotto i “ portici bassi”
Solo nel 1940 sarà completata la costruzione dell’attuale edificio del Banco di Napoli con il nuovo porticato. Ma le trasformazioni hanno interessato soprattutto la parte opposta della strada
TERAMO. Questa è la prima foto storica che troverete oggi in omaggio con il “Centro”. Ritrae corso San Giorgio nella parte che sbocca in piazza Martiri e saltano subito agli occhi le trasformazioni che hanno subìto la principale strada della città e il complesso della cattedrale.
Dagli anni ’20 (anni a cui è databile la foto) ad oggi, corso San Giorgio è stato oggetto di modifiche spesso vistose, nonostante abbia conservato il suo assetto urbanistico e la sua funzione di luogo di ritrovo e convergenza delle diverse esigenze della società teramana. Molte delle trasformazioni subite da questa zona sono iniziate fin dal secolo XIX, dettate dall’esigenza di farne il centro pulsante delle attività amministrative e commerciali della città.
Le trasformazioni maggiori hanno riguardato i due opposti imbocchi della strada, quello da piazza Martiri e quello da piazza Garibaldi. I mutamenti all’imbocco del corso da Piazza Martiri sono relativi all’abbattimento dell’edificio dei portici Italia (i cosiddetti “portici bassi”) e all’edificazione, in quell’isolato, del Banco di Napoli dotato di portici alti quanto quelli del palazzo di fronte, sull’altro lato della strada: un ammodernamento che avviene all’inizio e alla fine degli anni’30 (1931-32 e 1938-40), e che rientra nel riassetto dell’intera zona centrale della città.
Sullo sfondo della foto è perfettamente visibile una delle casette che si addossavano alla cattedrale, edifici che ospitavano abitazioni e botteghe, i quali coprivano quasi completamente la parte posteriore e i lati della chiesa: in uno di questi, sul fianco del duomo che dà di fronte alle aiuole dell’attuale piazza Orsini, vi nacque la poetessa Giannina Milli, come ricorda una lapide posta sul luogo dove si trovava la casa abbattuta. La demolizione di tutti questi corpi di fabbrica avvenne tra il 1935 e il 1948.
Ben visibile nella foto anche il cosiddetto “arco di monsignore”, la struttura aerea che dalla torre campanaria conduceva direttamente al vescovado: questo fu abbattuto nel 1969, completando così l’isolamento del campanile e di tutta la cattedrale, che solo da allora ha assunto l’aspetto attuale.
Come avviene per la parte del corso che dà su piazza Martiri, ancora una volta, sono le mutate esigenze dei cittadini a favorire la radicale modifica dell’imbocco opposto della strada, quello di piazza Garibaldi: il “due di coppe”, la struttura ottocentesca formata da due colonne sormontate da vasi decorativi, eretta in memoria della preesistente porta San Giorgio, fu abbattuta nel 1926 per rendere più agibile la circolazione dei veicoli a motore.
A poca distanza fu operata, una trentina di anni più tardi, una radicale trasformazione di valenza non solo architettonica, ma anche sociale e culturale: l’abbattimento dell’ottocentesco teatro Comunale, operazione portata a termine nel 1959.
E’ probabilmente questo lo stravolgimento edilizio che ha segnato maggiormente la memoria dei teramani che l’hanno vissuto, dai meno addetti ai lavori a chi, come Luigi Ponziani, direttore della biblioteca provinciale Delfico e storico, ne avverte con più forza il peso: «L’abbattimento del teatro è stato un fatto grave, mai sanato, un peso che continueremo a portarci dietro per generazioni».
Di poco precedenti sono i lavori che hanno portato all’abbattimento della barocca chiesa di San Matteo e alla ristrutturazione dell’ex convento, che era stato adibito a sede del convitto e liceo classico Delfico, con annessa biblioteca: il complesso venne abbattuto nel 1940, lasciando posto al largo che ne avrebbe conservato il nome.
Non trascurabile dal punto di vista storico-architettonico è poi l’abbattimento di casa Badia, di cui non resta che qualche foto degli anni Cinquanta, pianificato per sostituire l’edificio con quello odierno della Cassa di risparmio della provincia di Teramo.
Naturalmente le ristrutturazioni e gli ammodernamenti di corso San Giorgio non ne hanno fatto un cantiere isolato: tutta la zona che si estende dall’odierna piazza Dante a circonvallazione Ragusa è stata coinvolta negli stessi anni in una serie di interventi, (tra cui vale la pena di menzionare la riqualificazione urbanistica di via Carducci, un intervento che comportò, tra l’altro, la scomparsa della particolarissima “fonte delle piccine”) mirati a migliorarne la funzionalità e a riqualificarne e motivarne la centralità.
Inviate al nostro sito
le vostre foto storiche
Se avete foto storiche di Teramo, che mostrano aspetti e angoli della città ormai scomparsi, e volete farle pubblicare, potete inviarle al nostro sito internet all’indirizzo www.ilcentro.it
Dagli anni ’20 (anni a cui è databile la foto) ad oggi, corso San Giorgio è stato oggetto di modifiche spesso vistose, nonostante abbia conservato il suo assetto urbanistico e la sua funzione di luogo di ritrovo e convergenza delle diverse esigenze della società teramana. Molte delle trasformazioni subite da questa zona sono iniziate fin dal secolo XIX, dettate dall’esigenza di farne il centro pulsante delle attività amministrative e commerciali della città.
Le trasformazioni maggiori hanno riguardato i due opposti imbocchi della strada, quello da piazza Martiri e quello da piazza Garibaldi. I mutamenti all’imbocco del corso da Piazza Martiri sono relativi all’abbattimento dell’edificio dei portici Italia (i cosiddetti “portici bassi”) e all’edificazione, in quell’isolato, del Banco di Napoli dotato di portici alti quanto quelli del palazzo di fronte, sull’altro lato della strada: un ammodernamento che avviene all’inizio e alla fine degli anni’30 (1931-32 e 1938-40), e che rientra nel riassetto dell’intera zona centrale della città.
Sullo sfondo della foto è perfettamente visibile una delle casette che si addossavano alla cattedrale, edifici che ospitavano abitazioni e botteghe, i quali coprivano quasi completamente la parte posteriore e i lati della chiesa: in uno di questi, sul fianco del duomo che dà di fronte alle aiuole dell’attuale piazza Orsini, vi nacque la poetessa Giannina Milli, come ricorda una lapide posta sul luogo dove si trovava la casa abbattuta. La demolizione di tutti questi corpi di fabbrica avvenne tra il 1935 e il 1948.
Ben visibile nella foto anche il cosiddetto “arco di monsignore”, la struttura aerea che dalla torre campanaria conduceva direttamente al vescovado: questo fu abbattuto nel 1969, completando così l’isolamento del campanile e di tutta la cattedrale, che solo da allora ha assunto l’aspetto attuale.
Come avviene per la parte del corso che dà su piazza Martiri, ancora una volta, sono le mutate esigenze dei cittadini a favorire la radicale modifica dell’imbocco opposto della strada, quello di piazza Garibaldi: il “due di coppe”, la struttura ottocentesca formata da due colonne sormontate da vasi decorativi, eretta in memoria della preesistente porta San Giorgio, fu abbattuta nel 1926 per rendere più agibile la circolazione dei veicoli a motore.
A poca distanza fu operata, una trentina di anni più tardi, una radicale trasformazione di valenza non solo architettonica, ma anche sociale e culturale: l’abbattimento dell’ottocentesco teatro Comunale, operazione portata a termine nel 1959.
E’ probabilmente questo lo stravolgimento edilizio che ha segnato maggiormente la memoria dei teramani che l’hanno vissuto, dai meno addetti ai lavori a chi, come Luigi Ponziani, direttore della biblioteca provinciale Delfico e storico, ne avverte con più forza il peso: «L’abbattimento del teatro è stato un fatto grave, mai sanato, un peso che continueremo a portarci dietro per generazioni».
Di poco precedenti sono i lavori che hanno portato all’abbattimento della barocca chiesa di San Matteo e alla ristrutturazione dell’ex convento, che era stato adibito a sede del convitto e liceo classico Delfico, con annessa biblioteca: il complesso venne abbattuto nel 1940, lasciando posto al largo che ne avrebbe conservato il nome.
Non trascurabile dal punto di vista storico-architettonico è poi l’abbattimento di casa Badia, di cui non resta che qualche foto degli anni Cinquanta, pianificato per sostituire l’edificio con quello odierno della Cassa di risparmio della provincia di Teramo.
Naturalmente le ristrutturazioni e gli ammodernamenti di corso San Giorgio non ne hanno fatto un cantiere isolato: tutta la zona che si estende dall’odierna piazza Dante a circonvallazione Ragusa è stata coinvolta negli stessi anni in una serie di interventi, (tra cui vale la pena di menzionare la riqualificazione urbanistica di via Carducci, un intervento che comportò, tra l’altro, la scomparsa della particolarissima “fonte delle piccine”) mirati a migliorarne la funzionalità e a riqualificarne e motivarne la centralità.
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