Dalla villa all’uliveto: ecco il tesoro di Ursino, accusato di essere il mandante dell’omicidio Albi

S’insedia l’amministratore giudiziario, la decisione per non far deteriorare gli immobili sequestrati. Destinati alle scuole i beni accumulati in città durante gli anni da sorvegliato speciale dell’uomo legato alla’ndrangheta
TERAMO. Il tesoro teramano di Natale Ursino potrebbe ben presto essere destinato a scuole o associazioni, in particolare la villa e l’uliveto circostante già sequestrati. Con l’obiettivo prioritario di non far deteriorare i beni. Dopo l’insediamento dell’amministratore giudiziario Antonio Aricò, nominato dal tribunale di Reggio Calabria che tra poco deciderà anche sulla richiesta di confisca, sono stati avviati contatti per l’assegnazione dei beni che potrebbero ospitare laboratori di istituti scolastici agrari esistenti sul territorio proprio in considerazione dell’ampio parco che circonda l’immobile in cui ci cono anche diecimila metri quadrati di terreno con piante di ulivo. Ursino, ritenuto dagli inquirenti pezzo da novanta della malavita calabrese con legami di ’ndrangheta, è accusato di essere il mandante dell’omicidio dell’architetto Walter Albi freddato in una pizzeria della strada parco di Pescara e per cui è in corso il processo di primo grado. Sparito dopo la scarcerazione disposta dal Riesame, l’uomo è stato per lungo tempo sorvegliato speciale a Teramo con obbligo di dimora e proprio durante sua permanenza nel capoluogo teramano ha messo insieme quello che inquirenti e investigatori non hanno esitato a definire un vero e proprio un patrimonio del valore di circa due milione di euro tra immobili, terreni, un’attività artigianale, auto di lusso e collezioni di orologi Rolex. Beni nella sua disponibilità intestati a cosiddette “teste di legno” che ora sono stati sequestrati con dei provvedimenti emessi dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito di una procedura di prevenzione di natura personale e patrimoniale di quelle finalizzate alla confisca e previste nell’ambito del decreto legislativo 159, il cosiddetto codice delle leggi antimafie messo insieme nel 2011 dal legislatore con l’obiettivo di colpire dove può fare più male: ovvero gli interessi economici soprattutto laddove gli accertamenti fanno emergere tenori di vita mai riconducibili ai redditi dichiarati. Un provvedimento, quello del tribunale calabrese, arrivato a gennaio dopo una complessa e certosina indagine svolta dai carabinieri del comando provinciale di Teramo che per mesi hanno fatto mirati accertamenti di natura economica-patrimoniale sul tesoro accumulato da Ursino negli anni di permanenza sul territorio teramano partendo, in particolare, da un annuncio di vendita della villa fatto circolare su alcuni canali online dopo l’incarico affidato ad un’agenzia immobiliare del Lazio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA