TERAMO

Debiti accumulati per la malattia: famiglia salvata dal tribunale 

Decreto del giudice per una coppia che per fronteggiare le spese mediche ha anche perso la casa. I coniugi si sono rivolti all’associazione dei consumatori Robin Hood, fra tre anni passivo cancellato 

TERAMO. Prima di essere mille altre cose questa è una storia che può essere quella di tutti. Perché basta un problema di salute con la necessità di far fronte a spese mediche per seppellire la normalità con le rate del mutuo che si accumulano, la casa che va all’asta, lo stipendio pignorato. È quello che è capitato a una coppia di coniugi teramani per cui di recente è intervenuto il tribunale accogliendo il cosiddetto piano di esdebitazione con la “liberazione” dei debiti dopo tre anni. Perché i debiti vanno pagati ma bisogna continuare a vivere.

Il provvedimento, uno dei tanti adottati dal tribunale teramano (ordinanza del giudice fallimentare Flavio Conciatori), trae linfa dal Codice della crisi e dell’insolvenza (decreto legislativo 14 del 2019) che ha riformato la vecchia legge fallimentare (che riguardava gli imprenditori non piccoli) e la legge 3 del 2012 (la cosiddetta legge “salva suicidi”) che disciplina il sovraindebitamento del consumatore, delle imprese non fallibili e dei professionisti. L’obiettivo della norma è, si legge nel Codice, «quello di consentire alla parte nuove opportunità nel mondo del lavoro, liberandolo da un peso che rischia di divenire insostenibile e di precludergli ogni prospettiva futura».
La norma, infatti, prevede che il consumatore sovraindebitato possa proporre ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti, che indichi in modo specifico tempi e modalità per superare la crisi da sovraindebitamento. Una volta omologato ed eseguito tale piano, l’interessato viene esdebitato, ossia vede cancellati i debiti pregressi per la parte non soddisfatta.
I coniugi di questa vicenda si sono rivolti all’associazione consumatori Robin Hood-Konsumer Italia e sono stati assistiti dall’avvocato Berardo Di Ferdinando.

«Alla coppia, dopo aver perso l’abitazione all’asta, è stato richiesto dalla banca di dover pagare il debito quasi per intero, nonostante la banca avesse recuperato parte del dovuto dal Tribunale», scrive l’associazione, «la banca ha poi pignorato lo stipendio dei coniugi, già gravato da cessione del quinto, intaccando il loro minimo vitale. I problemi della coppia teramana risalgono ad oltre 20 anni fa quando la moglie, allora disoccupata, ha manifestato problemi di salute che si sono aggravati nel tempo e hanno costretto la coppia a sostenere spese mediche importanti che hanno costretto i coniugi a contrarre finanziamenti. Nonostante nel 2007 la signora abbia trovato lavoro, la situazione finanziaria non è migliorata a causa di un accertamento dell’Agenzia delle Entrate che ha costretto la coppia a contrarre ulteriori finanziamenti. A quel punto, la coppia, impossibilitata a pagare il mutuo di casa, l’ha persa all’asta dopo che la banca gliela aveva pignorata. Oggi l’indebitamento della coppia ammonta a circa 160.000,00 euro e, grazie alla procedura di liquidazione controllata prevista dal nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza, la stessa avrà la possibilità, fra tre anni e dopo aver versato ai creditori circa 30 mila euro di ottenere dal tribunale la liberazione da circa 115mila euro di debiti».
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