Delitto Melania, giudizio immediato per ParolisiIl 27 febbraio comincia il processo a Teramo

20 Gennaio 2012

Il gip Giovanni de Rensis accoglie l'istanza di giudizio immediato presentata dalla Procura. Parolisi, unico indagato e detenuto nel carcere di Teramo, risponderà di omicidio volontario pluriaggravato e vilipendio di cadavere

TERAMO. Salvatore Parolisi può andare a processo dal prossimo 27 febbraio per l'omicidio della moglie Melania Rea. È questa la data che la presidenza del tribunale di Teramo ha stabilito per l'inizio del dibattimento in Corte d'assise, consentendo al gip Giovanni de Rensis di accogliere l'istanza di giudizio immediato presentata dalla Procura. Parolisi, unico indagato e detenuto nel carcere di Teramo, risponderà di omicidio volontario pluriaggravato e vilipendio di cadavere.

Il processo a Parolisi, però, potrebbe prendere un'altra piega nel caso in cui i suoi difensori presentassero una richiesta di rito abbreviato. In questo caso un altro gip dovrebbe decidere se accettare o meno quest'istanza. Nel caso in cui l'accogliesse, il processo non sarebbe pubblico e non si terrebbe davanti alla Corte d'assise ma si svolgerebbe davanti al giudice dell'udienza preliminare e Parolisi, in caso di condanna, avrebbe uno sconto di un terzo sulla pena.

Il legale della famiglia Rea, Mauro Gionni, ha espresso "soddisfazione" per la decisione del gip di Teramo di accogliere la richiesta di giudizio immediato di Salvatore Parolisi. Secondo il legale entro quattro mesi si dovrebbe avere la sentenza.

"L'accoglimento da parte del Gip di Teramo della richiesta di giudizio immediato e la fissazione della relativa udienza è lo sbocco naturale di tale scelta processuale", sostengono i legali di Salvatore Parolisi, Nicodemo Gentile e Valter Biscotti. "Nel 'rito immediato custodiale', che prescinde dall'evidenza della prova, il ruolo del Gip, salvo eccezionali situazioni, è meramente notarile. Dopo aver preso cognizione degli atti, faremo le nostre scelte processuali".

"Abbiamo invece preso contezza", sostengono i legali, "della motivazione del provvedimento 'de libertate' emesso dalla Cassazione, che rispettiamo, ma non condividiamo. Si tratta di un verdetto 'pilatesco' che, a colpi di principi stereotipati, in 'due paginette' liquida le molteplici obiezioni difensive che, neppure questa volta, hanno trovato risposta".

"Spiace constatare", sottolineano Gentile e Biscotti, "che la Suprema Corte in tale circostanza non ha profuso l'impegno motivazionale che contraddistingue i suoi provvedimenti che, anche di recente, si erano arricchiti di decisioni in materia cautelare di grande coraggio e insegnamento".

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