Di Sabatino: serve qualcuno che si batta per aiutare Teramo
Quarto nella lista del Pd al Senato, conta di essere eletto «La provincia per rialzarsi ha bisogno di risorse immediate»
TERAMO. E’ stato il vero vincitore delle primarie, arrivando secondo con più di 2.200 voti, dopo il deputato Tommaso Ginoble, superando la concorrenza di pezzi da novanta. Ha superato il ricorso fatto presentato da Stefania Ferri, giunta terza, che opponeva un’alternanza di genere su base provincialee ora è candidato al Senato. Renzo Di Sabatino, avvocato, ex sindaco di Bellante e ora capogruppo del Pd in Provincia, sa che la strada sarà ancora in salita.
E’ al quarto posto, dopo i tre aquilani Stefania Pezzopane, Franco Marini e Anna Paola Concia. E’ stato scelto perchè, visti i brillanti risultati alla primarie (settimo a livello regionale) è un candidato che “tira”, quello che ha più probabilità di raccogliere consensi in un sistema che al Senato prevede il recupero regionale (e non nazionale come alla Camera) per cui per avere il quarto seggio i risultati del Pd devono essere brillanti. «Sono stato inserito al quarto posto, in una posizione che comunque mi dà la possibuilità di essere eletto se il Pd riuscirà ad avere buoni risultati in Abruzzo e soprattutto a Teramo», esordice Di Sabatino.
Non prova nemmeno un pizzico di contrarietà per l’imposizione dei nomi di Marini e Concia?
« Per me è meglio così, l’elezione dell’unico senatore che la provincia di Teramo può eleggere, espressione del territorio e dell’esistenza di rinnovamento dei quadri dirigenti regionali, dipenderà non da decisioni romane ma solo dal consenso che il Pd provinciale riuscirà ad ottenere».
Su che base elettorale potrà contare?
«L’esperienza delle primarie mi ha fatto capire che posso contare innanzitutto sui consensi di chi da tempo chiede il rinnovamento dei quadri dirigenti del partito. Ma ritengo che, per quello che rappresento, potrò ottenere consensi in un elettorato più ampio».
Di che tipo di parlamentare ha bisogno Teramo?
«A differenza di altri, sarò il senatore non del Pd ma di tutti i Comuni della provincia, a partire da Teramo città. Se dovessi essere eletto mi guiderà la difesa delle ragioni di questo territorio a Roma. Questa provincia sconta un certo isolamento relazionale e non ha voce negli ambienti che contano. Indubbiamente fra le abruzzesi è la più fragile da questo punto di vista. C’è bisogno di una serie di relazioni che passa attraverso la Regione fino al governo nazionale: è inutile fare piani strategici se non si hanno contatti a Roma».
Qual è la priorità?
«E’la crisi economica e occupazionale che ha investito provincia di Teramo. Nel 2012 in 5.300 hanno fatto ricorso al trattamento di disoccupazione. Il nostro valore aggiunto pro capite nel 2011 è stato di 18.200 euro quando quello nazionale è di 22.900 e per il 2012 si prevedeva una contrazione del 2,4%. Sono anni che aspettiamo la realizzazione del patto per lo sviluppo della provincia di Teramo. Senza considerare che nel Teramano fondi Fas “ad hoc” per finanziare misure di rilancio del sistema produttivo non sono arrivate. Nonostante i 4 assessori regionali più il presidente teramano. Nella mia professione tocco con mano la crisi acutissima delle imprese: stanno saltando una dietro l’altra e non c’è una prospettiva di recupero. Cominciano a soffrire comparti che non hanno precedenti in Italia come il pubblico impiego - con il licenziamento dei 110 precari della Teramo Lavoro - e quello bancario. Per questa provincia così depressa è necessaria una iniezione rapida di risorse, per la realizzazione di grandi infrastrutture e aiutare le imprese». ©RIPRODUZIONE RISERVATA