Edilizia, sono fallite più di 400 imprese

L’allarme di Ance e sindacati: «Serve subito un patto con le amministrazioni per salvare l’economia teramana»

TERAMO. L’edilizia a Teramo è in un baratro. Pare persino riduttivo definire “crisi” la situazione del settore che ha perso più di duemila posti di lavoro in quattro anni e più di 400 imprese. Per evitare l’ulteriore tracollo di uno dei settori trainanti dell’economia Ance (associazione nazionale costruttori edili) e sindacati hanno fatto fronte comune nel chiamare a raccolta gli amministratori teramani per proporre loro un patto. Il presidente dell’Ance Armando Di Eleuterio davanti a una platea di sindaci e amministratori provinciali ha proposto dunque «un patto provinciale di concertazione sul settore e non solo, tra le autorità ed istituzioni locali, l'Ance ed il sindacato». Il presidente parla di un carico fiscale divenuto insopportabile, delle lungaggini burocratiche che paralizzano le imprese, della ricostruzione post-terremoto che stenta a partire, degli appalti per i lavori pubblici, che negli ultimi 4 anni in provincia si sono ridotti del 70%.

Uno dei problemi più sentiti riguarda «i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese per lavori regolarmente eseguiti», accusa Di Eleuterio, «In un contesto economico in cui la liquidità è il bene più prezioso, lo Stato ha fatto la scelta di drenare risorse a suo favore continuando a ritardare i pagamenti alle imprese. Abbiamo raggiunto la cifra di 19 miliardi di euro di crediti vantati dalle nostre imprese. E' una situazione inaccettabile! Secondo l'indagine effettuata dall'Ance presso le imprese associate, a maggio 2012, i tempi medi di pagamento dei lavori pubblici sono stati pari a 7 mesi (208 giorni contro i 189 di un anno fa) e le punte di ritardo hanno ampiamente superato i 24 mesi. Questa condizione, ormai largamente diffusa, sta portando al fallimento decine di imprese».

La necessità di avere una sorta di “cabina di regia” che cerchi di risolvere questi e altri problemi, è stata ribadita dai sindacati. «Se il settore delle costruzioni si rimette in moto, riparte anche l’economia del territorio», osserva Silvio Amicucci (Fillea Cgil), «bisogna tirar fuori un po’ di soldi per realizzare piccole opere che diano ossigeno alle imprese edili e che rispondano alle esigenze della comunità, visto quanto causato dal terremoto e dall’alluvione». Anche Giovanni Signorile (Feneal Uil) chiede misure straordinarie per salvare i posti di lavoro. «Il patto che oggi proponiamo», conclude Giancarlo De Sanctis (Filca Cisl), «è l’unico modo per uscire da questa grave situazione: bisogna fare fronte comune. Un appello in questo senso lo rivolgiamo anche ai Comuni».

La sottoscrizione del patto, è stato deciso ieri, avverrà a settembre: priorità sono la salvaguardia della Provincia e l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità che impedisce i pagamenti degli enti locali.

©RIPRODUZIONE RISERVATA