Forse ucciso con caschi e tirapugni

27 Agosto 2009

La procura indaga su una nuova ipotesi per l’omicidio De Meo

TERAMO. Per inquirenti ed investigatori è qualcosa di più di un sospetto. Antonio De Meo, lo studente di 23 anni ucciso a pugni da tre giovanissimi rom, potrebbe essere stato colpito mortalmente anche con dei caschi o un tirapugni.

 In quella tragica notte di 17 giorni fa a Villa Rosa di Martinsicuro, dunque, nelle mani dei tre ragazzini che hanno poi confessato (due sono in carcere a Roma e uno di 13 anni non è imputabile per l’età) potrebbero essere comparsi oggetti trasformati in armi letali. E’ questa una delle ipotesi che circola negli ambienti della procura dei minori dell’Aquila (il titolare del caso è il pm Antonella Picardi) e su cui, in questi giorni, si stanno concentrando le indagini. E’ evidente che, laddove questa ipotesi dovesse essere confermata, per i giovanissimi scatterrebbe anche l’aggravante. Per il momento, però, i caschi da motociclista e il tirapugni non sarebbero stati trovati.

 Intanto qualche giorno fa il pm ha nuovamente ascoltato il ragazzino di 13 anni considerato uno dei testimoni dell’aggressione. Secondo alcuni indiscrezioni il minore avrebbe condito la nuova testimonianza di numerosi «non ricordo» e «non sono sicuro». Nei prossimi giorni il sostituto procuratore tornerà ad ascoltare anche i due, il 17enne e il 15enne, rinchiusi in un istituto minorile di Roma. A settembre, inoltre, è previsto un incontro tra i quattro medici legali, sia quelli dell’accusa che quelli della difesa, che dovranno fare un primo punto sulle analisi disposte al termine dell’autopsia.

Ed è probabile che dopo gli interrogatori i legali dei due giovani presentino ricorso al tribunale del riesame per chiedere la libertà con motivazioni diverse. Qualche giorno fa uno dei due, quello di 17 anni, è stato picchiato in carcere da altri detenuti. Il suo legale Luca Sarodi ha segnalato il fatto alla procura dei minori dell’Aquila che ha inviato gli atti alla procura di Roma per competenza territoriale. L’avvocato ha chiesto anche una maggiore sorveglianza per il suo assistito. A Castrogno resta rinchiuso il padre del ragazzo 15enne accusato di favoreggiamento e ricettazione per aver incendiato lo scooter del figlio.