Gasdotto esploso a Pineto, la Snam non risarcisce gli sfollati
Quindici mesi dopo la rabbia delle famiglie rimaste senza niente: "Fino ad oggi nessuno ci ha pagato i danni"
PINETO. Le lacrime non fanno rumore, ma qui urlano rabbia. Tra gli alberi inceneriti, i tetti sollevati e la terra arsa restano le vite sospese dei sopravvissuti di Colle Cretone.
Perchè 455 giorni dopo l’esplosione del gasdotto Snam gli sfollati senza casa e presente inseguono risarcimenti che non arrivano. «Quelli della Snam ci avevano detto di non preoccuparci e invece siamo stati dimenticati perchè ora non vogliono accordarsi su nulla e ci hanno offerto cifre irrisorie» dice Loredana Pavone, sul corpo i segni dell’ondata di fuoco che quella mattina di quindici mesi fa la spinse a correre fuori casa con i figli, la cognata e l’anziana suocera. Abitavano tutti insieme in una delle case danneggiate dall’esplosione, quella ristrutturata con mutui e sacrifici che l’onda d’urto di quella mattina ha spostato. Ora le spese non si contano: quelle dell’affitto, dell’acquisto della nuova auto dopo che l’altra è stata danneggiata dall’esplosione, delle spese legali, di quelle mediche e anche di quelle per coprire il tetto della casa transennata. «Ci pioveva dentro», dice Loredana, «e certamente non potevamo permettere che si rovinasse perchè per noi è il frutto di tanti sacrifici».
Nel frattempo, in attesa di poterci rientrare, Loredana e suo marito Claudio pagano 500 euro al mese d’affitto per l’appartamento che si trova proprio davanti alla villetta chiusa dove hanno scelto di rimanere con gli anziani suoceri. Come Eugenio, che a 80 anni ha dovuto lasciare tutto il suo mondo e che quel 6 marzo dell’anno scorso avrebbe fatto di tutto per salvare i suoi 135 conigli. Oggi strappa oasi alla terra arsa per continuare a fare piccoli orti e racconta che se quella mattina non ci fosse stato il vento a soffiare nella direzione opposta lui e la sua famiglia oggi non ci sarebbero più. «Noi ci sentivamo sicuri prima dell’esplosione perchè per due volte erano venuti a fare delle riparazioni», continua Loredana, «nessuno di noi pensava di stare su una bomba».
Patrizio Ferretti e sua moglie Anna hanno trovato un’altra casa a Pineto.
Nella villetta di Colle Cretone restano i mobili (in quella di adesso non c’è posto) e vent’anni di sacrifici. «Ci siamo dovuti rimboccare le maniche», dicono, «e ricominciare. Ma pensavano che passata la prima fase dell’emergenza la Snam, che all’inizio ci aveva detto di non preoccuparci, avrebbe fatto qualcosa. Invece niente. La nostra via per loro non conta niente. Vent’anni di sacrifici spazzati via in un attimo senza la speranza di un futuro. Ma questo non è giusto». Enzo Romanelli e sua moglie avevano rimesso a posto la casa per il figlio, quella più a valle che oggi è solo un cumulo di macerie. «La nuova linea l’hanno fatta e gli espropri li hanno pagati subito», dice, «ma a noi nessuno pensa».
Perchè quando, qualche mese fa, nell’area che resta sequestrata sono iniziati i lavori per realizzare un bypass del gasdotto la gente di Colle Cretone ha pensato anche di bloccare tutto. «Ma ci hanno detto che erano lavori di pubblica utilità» dice Marcello Di Giorgio.
[[(Video) L'incendio del gasdotto filmato da pochi metri]]
Qui quello che non c’è più, inghiottito dal fuoco che ha sciolto i vetri delle finestre, è in mille pensieri, ricordi, azioni. «Noi siamo sulla nostra terra», aggiunge Fabrizio Di Giorgio, « e chiediamo solo il rispetto dei nostri diritti». E nessuno dovrebbe sentirsi fuori luogo nel farlo. «Invece è come se noi non contassimo nulla», tuona Loredana, «le nostre vite sono state stravolte e non per colpa nostra perchè se quel gasdotto è esploso di qualcuno la colpa sarà. Ma ad un’azienda grande come la Snam sembra che tutto questo non importi. Dopo un piccolo indennizzo iniziale, non c’è stato dato più niente. Come facciamo a ricominciare a vivere in questo modo?».
La voce si arrende, le parole non servono. Le lacrime dei dimenticati di Colle Cretone ora fanno più rumore.
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