PIETRACAMELA
Ghiacciaio addio, il Calderone dal ’94 si è ridotto del 65%
I risultati del monitoraggio di Legambiente sul Gran Sasso, rilevate anche di tracce di Cesio radioattivo a seguito dell'esplosione di Cernobyl
PIETRACAMELA. Il ghiacciaio del Calderone dall’anno 2000 è suddiviso in due glacionevati, uno superiore e uno inferiore, ricoperti del solo detrito a fine estate. Al di sotto del detrito, il massimo spessore di ghiaccio residuo è risultato dalle misure dei ricercatori pari a circa 25 metri, con una diminuzione complessiva di spessore di circa nove metri negli ultimi 25 anni. Nello stesso arco di tempo la superficie glaciale – che nel 1994 risultava ancora superiore a 6 ettari – si è ridotta di oltre il 65%, arrivando a misurare ormai poco più di due ettari.
Come per tutti gli altri ghiacciai italiani anche sul Calderone il segnale dell’inquinamento è risultato molto evidente con, ad esempio, anche la presenza di tracce di Cesio radioattivo a seguito dell’esplosione del reattore di Cernobyl nel 1986.
È questo, in estrema sintesi, il risultato del monitoraggio effettuato nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai di Legambiente sul glacionevato del Calderone, sul Gran Sasso.
I risultati del monitoraggio sono stati presentati ieri nella Green Station di Pescara da Massimo Pecci, referente del Comitato Glaciologico Italiano per il ghiacciaio; Enrico Stagnini, direttore di Legambiente Abruzzo; Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, e Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente.
La Carovana dei ghiacciai è la nuova campagna di Legambiente, arrivata alla sua seconda edizione, che fino al 13 settembre monitora lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini più il glacionevato del Calderone in Abruzzo, per sensibilizzare le persone sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.