Giovane suicida in cella: sit-in davanti a Castrogno
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Manifestazione per Patrick Guarnieri, familiari e associazioni chiedono giustizia: «Era affetto da autismo e per questo incompatibile con la detenzione»
TERAMO. Rabbia e dolore si mescolano nelle parole che inseguono un perché. A quasi due mesi dalla morte di Patrick Guarnieri, il ventenne di etnia rom trovato impiccato nel carcere di Castrogno, ieri mattina nuova manifestazione organizzata dalle associazioni Coordinamento Codice Rosso con un sit-in che si è volto davanti al carcere di Castrogno e a cui hanno partecipato in decine a cominciare dai familiari del giovane per chiedere “Giustizia e verità”.
«Patrick Guarnieri era un ragazzo disabile non compatibile con il regime carcerario che è morto nel giorno del suo compleanno», dice Adele Di Rocco del Coordinamento Codice Rosso, «la sua morte rappresenta il fallimento del sistema carcerario e di detenzione in questo Paese. Le condizioni di Patrick non erano compatibili con la permanenza in carcere ma nonostante questo era detenuto. Il carcere è un luogo in cui le pene vanno scontate ma non con la vita. La famiglia Guarnieri non crede nel suicidio e uniti al coordinamento Codice Rosso e molte altre associazioni gridano continueranno a chiedere che ci sia verità e giustizia». Al presidio di ieri mattina hanno aderito, oltre al Codice Rosso, Sbarre di Zucchero, associazione Asperger Abruzzo, Casa Del Popolo. Presente anche una rappresentanza del Partito Radicale con Ariberto Grifoni. «Esistono molte forme del disturbo dello spettro autistico», ha detto ancora Di Rocco, «Patrick era vivace, ma non ha mai fatto male a nessuno e soprattutto a se stesso. L'ambiente carcerario è incompatibile con quelle che erano le sue esigenze».
Una nuova manifestazione è stata annunciata per il 16 maggio a Montecitorio. Sulla morte del giovane, entrato in carcere con una misura di aggravamento disposta per le violazioni di un obbligo di dimora, sono state presentate due denunce da parte dei familiari in seguito alle quali la Procura ha aperto un’inchiesta disponendo anche il sequestro dei video del sistema di sorveglianza interno del penitenziario teramano. Per i congiunti le condizioni di salute del ragazzo (che aveva una diagnosi di autismo) non erano compatibili con il regime carcerario. Prima di essere portato a Castrogno, quando i carabinieri erano andati a prenderlo nella sua abitazione, notificandogli la revoca dell’obbligo di dimora, il giovane avrebbe accusato un malore, probabilmente un attacco d’ansia. Per questo i militari lo avevano accompagnato in ospedale dove il 20enne era stato sottoposto a un controllo medico. Da un primo accertamento, però, non sarebbero emerse condizioni cliniche che sconsigliassero la detenzione in carcere, per cui il giovane era stato trasferito nel carcere teramano. Guarnieri era stato sottoposto all’obbligo di dimora in seguito all’accusa di furto mossa nei suoi confronti per fatti che sarebbero avvenuti a Giulianova e Milano. (d.p.)
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