Giulia, la giovane precipitata in A14: la famiglia non si arrende e chiede di riaprire il caso

La morte della 19enne era stata archiviata come suicidio dal tribunale di Teramo, mentre dal 2018 è in corso il processo in cui è imputato Francesco Totaro, 35enne di Giulianova indagato per pedopornografia, dopo il rinvenimento, sul suo cellulare, di foto osè di Giulia e altre ragazze, tutte minorenni all’epoca
TERAMO. I genitori non si arrendono mai. Meri Koci e suo marito Luciano Di Sabatino da dieci anni inseguono la verità sulla morte della loro Giulia deceduta a 19 anni, precipitata da un viadotto dell’A14 a Tortoreto la notte tra il 31 agosto e il 1° settembre del 2015. La potenza della cronaca negli anni lo ha trasformato in un caso nazionale tra lunghe inchieste aperte e archiviate: per Procura e tribunale un suicidio, per la famiglia un omicidio. L’inchiesta per istigazione al suicidio è stata archiviata, ma ora la famiglia, tramite l’avvocato Antonio Di Gaspare che li assiste insieme al collega Gianfranco Di Marcello, annuncia che nei prossimi giorni presenterà una nuova istanza, la seconda, per chiedere alla Procura di riaprire le indagini per istigazione al suicidio. E questo perchè, secondo il legale, nel processo in corso per pedopornografia «sono emersi elementi da cui ripartire».
Il processo è quello in cui è imputato a Francesco Giuseppe Totaro, 35enne di Giulianova, indagato nell'inchiesta per pedopornografia aperta dalla Procura distrettuale dell’Aquila dopo il rinvenimento, sul cellulare dell’uomo, di numerose foto osè di Giulia e di altre ragazze, all’epoca tutte minorenni e da qui il reato. Il processo è in corso dal 2018 e va ricordato che non ha nulla a che fare con l’inchiesta sulla morte della 19enne che il tribunale di Teramo, dopo lunghe indagini, ha archiviato come suicidio. Totaro (difeso dall’avvocato Donatella Tiberio) è accusato di induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile. L'inchiesta era partita in seguito ad alcune intercettazioni effettuate all’epoca nell’ambito del caso Castrum durante le quali gli inquirenti, intercettando uno degli allora indagati nella maxi inchiesta su un presunto giro di appalti e tangenti, si erano imbattuti con le telefonate di un suo familiare (appunto Totaro) che in quell'intercettazione sosteneva di aver conosciuto Giulia. Dichiarazioni che all'epoca diedero il via alla seconda inchiesta sul caso della 19enne. Nel corso dell’istruttoria ormai alle battute finale (i genitori di Giulia sono parte civile) sono stati sentiti decine di testi. Ieri era in programma l’audizione, in veste di testi citati dalla difesa, della mamma e di una cugina di Giulia. La mamma, che ha presentato un certificato medico, sarà sentita nella prossima udienza. Ieri, come teste citata dalla parte civile, è stata sentita una conoscente di Giulia.
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