ELEZIONI
Giulianova sceglie il sindaco, un cittadino su due è rimasto a casa: record in Italia
Seggi chiusi alle 23, via allo scrutinio delle schede tra Jwan Costantini (polo civico) e Pietro Tribuiani (centrodestra). Ma anche nella terza (e ultima) rilevazione delle ore 23 l'affluenza si è mantenuta bassa (9.749 votanti su 21.323): è la maglia nera fra tutti comuni in cui si vota
GIULIANOVA. Seggi chiusi alle 23. Inizia lo spoglio delle schede. Tra mezzanotte e l’una i giuliesi conoscono il nome del nuovo sindaco che governa la città per i prossimi cinque anni. Ha votato il 45% degli aventi diritto, in calo di quasi 18 punti in percentuale rispetto alle votazioni del primo turno e sotto la media nazionale del 52,53%. In sostanza hanno votato in 9.749 su 21.323. E' l'affluenza più bassa tra i comuni italiani nei quali si vota al secondo turno. Alle ore 12 l'affluenza era stata del 12,55%, sei punti in percentuale in meno rispetto al primo turno di due settimane fa quando fu registrato il 18,52%. Nella seconda rilevazione delle ore 19, l'affluenza era rimasta bassa: 32,50% rispetto al 51,97% del primo turno. Ricordiamo che il voto del ballottaggio è valido con qualsiasi affluenza.
La sfida del ballottaggio è una questione in famiglia nel centrodestra, fra il candidato del Polo civico Jwan Costantini (che però ha nelle sue liste anche qualche esponente di centrosinistra) e Pietro Tribuiani, sostenuto dalla Lega (il suo partito), da Fratelli d’Italia, da Forza Italia e da Idea.
Al primo turno Costantini ha raccolto 4.050 voti, pari al 30,98%, mentre per Tribuiani hanno votato 3783 giuliesi, pari al 28,94%. Ma quella di oggi è un’altra partita e si gioca essenzialmente su due fronti: da un lato la capacità di ciascuno dei due sfidanti di mantenere i propri voti i e soprattutto di attrarre quelli degli elettori che al primo turno hanno votato per gli altri candidati; dall’altro c’è l’astensionismo, un problema che si era già manifestato due settimane fa quando aveva votato il 63,49% degli elettori sui 21.323 aventi diritto, percentuale nettamente inferiore all’oltre 70% che si era registrato nelle elezioni di cinque anni fa. Un calo di votanti al secondo turno è da mettere nel conto, è un fatto fisiologico che però, in base alla sua ampiezza, può spostare anche di parecchi le percentuali dell’uno o dell’altro candidato. Resta da capire chi due avrà danneggiato e chi avrà invece favorito.
Ma la questione più importante, forse decisiva ai fini del risultato, è l’altra: cosa fanno i 3.376 giuliesi che al primo turno hanno votato per il progressista Franco Arboretti (pari al 25,83%), i 952 (7,28%) che hanno votato per il pentastellato Mauro Di Criscenzo e i 911 (6,97%) che al primo turno hanno dato fiducia al candidato del Pd Gabriele Filipponi? Tirando le somme siamo di fronte a un quaranta per cento abbondante dell’elettorato potenziale (per dirla tutta: molto potenziale) che può decidere l’esito del ballottaggio in un senso o nell’altro.
Nessuno dei tre ha dato indicazioni di voto, ma con sfumature molto diverse.
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