Gli operatori dei Prati: sospendete le nomine

25 Giugno 2014

Ma la Gran Sasso Teramano tira dritto. Bacchion: no a speculazioni, il nuovo cda si farà

TERAMO. Un tavolo ristretto tra le parti per stabilire un programma di lavoro condiviso, ma soprattutto la richiesta a Provincia e Camera di commercio di rinviare la nomina del nuovo cda della Gran Sasso Teramano, fissata per domani. Sono questi i punti su cui si è arrivati ad un accordo nell’incontro di ieri mattina al consorzio Bim convocato dagli operatori turistici dei Prati di Tivo e dall’ex presidente della società pubblica, Doriano Di Benedetto, per affrontare i tanti nodi relativi alla gestione della seggiocabinovia e al futuro della località turistica della montagna teramana. Nodi che evidentemente restano tutti da sciogliere anche dopo la riunione: dalla “querelle” tra Gran Sasso Teramano (proprietaria degli impianti) e amministrazione separata (proprietaria dei terreni) per il pagamento dei 78mila euro annui di canone, fino allo sblocco degli 11 milioni di fondi Fas da parte della Regione e alla gestione della stessa cabinovia che, dopo il 30 settembre, dovrebbe passare tramite una gara europea per l’affidamento decennale. Oltre ai rappresentanti di Gran Sasso Teramano, Comune e amministrazione separata di Pietracamela, Cgil e Uil per i sindacati e Camera di commercio, all’incontro erano presenti quasi tutti i neo-consiglieri teramani in Regione (Sandro Mariani, Giorgio D’Ignazio, Mauro Di Dalmazio, Luciano Monticelli e Riccardo Mercante). L’ipotesi di un rinvio di qualche giorno nelle nomine del consiglio d’amministrazione della Gran Sasso Teramano, spiegano gli operatori, servirebbe a «redigere un programma condiviso e offrire al nuovo cda soluzioni idonee» per superare la difficile fase della società. Non la pensa così però il presidente uscente Marco Bacchion, che parla chiaramente di «speculazioni personali e politiche. La compagine sociale giovedì deciderà in piena autonomia quale sarà la nuova governance». In base alle norme sulla spending review per le società interamente pubbliche, il Cda potrà avere da uno a cinque componenti, altra opzione potrebbe essere la messa in liquidazione. «Non vorrei che qualcuno stia “lavorando” affinchè si arrivi a quest’ultima possibilità», continua Bacchion, «certo è strano che la richiesta di rinvio venga avanzata proprio ora che abbiamo un bilancio in attivo dopo sei anni di perdite e che stiamo per incassare la prima tranche da 5,7 milioni di fondi Fas. La Regione ha già effettuato il mandato alla Provincia e a giorni i soldi saranno trasferiti alla società».

Fabio Marini

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