Gran Sasso, il Parco interviene a tutela dell’acqua

31 Ottobre 2024

Stop a diverse lavorazioni previste dal commissario Corsini. E nei laboratori ci sono ancora 1.000 tonnellate di nafta

TERAMO. I vincoli posti dal Parco Gran Sasso Laga sul coinvolgimento dell’acquifero nel progetto di manutenzione del traforo del Gran Sasso, il problema delle 1.040 tonnellate di nafta nel laboratorio di fisica nucleare che devono essere smaltite e l’inedito documento dell’Arta sul rischio sismico. Sono le problematiche poste nell’incontro organizzato ieri dal Forum H2O nella sede di “Teramo Nostra”, e contenute in una lettera inviata agli enti coinvolti nei due progetti di manutenzione straordinaria del traforo: quello per la messa in sicurezza trasportistica del commissario Marco Corsini e quello per la messa in sicurezza dell’acquifero del commissario Pierluigi Caputi.
«Un caso più unico che raro quello dei due commissari», l’ha definito il Forum, sottolineando: «Il progetto guidato da Corsini riguarda l’impiantistica e la manutenzione straordinaria delle volte per 135 milioni di euro, e deve essere completato e collaudato entro il quarto trimestre del 2025, pena la perdita dei finanziamenti e perché l’Unione europea ha aperto una procedura di infrazione». Su questo progetto è intervenuto il Parco, che «ha imposto di escludere diverse lavorazioni in quanto interferenti con l'acquifero, nonostante la Vinca (Valutazione d’incidenza ambientale) prevista nel progetto avesse affermato il contrario. Allo stato dei fatti la fase 1 del progetto prevede dei drenaggi radiali attorno alla galleria, che il Parco non autorizza».
Il Forum ha evidenziato la presenza nei laboratori di fisica nucleare di sostanze pericolose: «Dell’esperimento Ldv ci sono 1.040 tonnellate di nafta stoccate in serbatoi, 743 di proprietà russa. Lo smaltimento era stato già appaltato, ma con la guerra in Ucraina i russi hanno interrotto i rapporti con l’Italia e i serbatoi giacciono vicino al punto di captazione dell’acqua costituendo un pericolo per qualsiasi tipo di incidente». Infine, un documento inedito dell’Arta mette in risalto il rischio sismico: «Nel Gran Sasso ci sono più faglie sismiche e quella di Campo Imperatore è attiva e capace e potrebbe operare un’azione di taglio sulla strutture rigide, senza contare gli effetti di un terremoto nei laboratori con la presenza ancora di sostanze pericolose». (a.d.f.)