I rom dal carcere alla campagna
Parte il progetto Agroliberi al Di Poppa-Rozzi, così i detenuti di Castrogno tornano a lavorare
TERAMO. Cinque rom a lavoro per tre mesi all'istituto agrario “Di Poppa-Rozzi” di Piano d'Accio. Si tratta di detenuti che stanno scontando all'esterno pene alternative alla detenzione e che grazie al progetto “Agroliberi” hanno l'opportunità di imparare un mestiere e favorire il riscatto e il loro reinserimento sociale. Oltre ai cinque rom, per i quali è prevista una retribuzione di 600 euro mensili nei novanta giorni di tirocinio (il progetto è iniziato a luglio e terminerà tra un mese), sono all'opera nell'istituto anche quattro volontari. L'importante azione di recupero è realizzata, per il secondo anno consecutivo, grazie alla sinergia tra il carcere di Castrogno, l'ufficio di esecuzione penale esterna, l'istituto agrario "Di Poppa-Rozzi" e la Caritas diocesana di Teramo.
A finanziare il progetto sono i contributi arrivati dall'8 per mille da destinare alla Chiesa. I cinque rom e i quattro volontari si stanno occupando della raccolta dell'uva nei vigneti della scuola, ma anche di sistemare e riverniciare i locali della struttura e la cantina. A tal proposito, la preside dell'istituto superiore Silvia Manetta polemizza contro la Provincia: «È totalmente assente nella manutenzione degli edifici scolastici», fa notare la dirigente, «e sono 20 o 30 anni che l'amministrazione provinciale non interviene nemmeno per tinteggiare un muro o sistemare le porte delle aule piene di buchi. Pertanto sono riconoscente al lavoro svolto dai Rom e dai volontari che stanno prendendo parte al progetto. In questo periodo a contatto con loro sto apprezzando queste persone, che vanno stimate e aiutate per reintegrarle in società. C'è gente che desidera cambiare, rifarsi una vita e rimediare agli errori commessi nel passato. È giusto dare loro delle opportunità di riscatto».
Il responsabile della Caritas don Igor Di Diomede aggiunge: «Questa iniziativa, giunta alla seconda edizione, si inserisce nel quadro più ampio del progetto denominato “Gli uomini si liberano insieme” in cui abbiamo svolto diverse attività, tra le quali il sostegno scolastico a bambini di etnia Rom in cinque comuni del teramano. Con queste persone si vuole cercare un contatto umano ed è importante che ciò avvenga». Molto soddisfatti i protagonisti del progetto.
I rom che stanno lavorando all'interno e nei campi dell'istituto sottolineano: «Siamo a lavoro qui da un mese e mezzo e ogni giorno c'è molta umanità e calore nei nostri confronti. Ringraziamo chi ci sta dando questa grande opportunità. È per noi ancora più difficile trovare un impiego, ma se veniamo messi alla prova dimostriamo tutta la nostra voglia di lavorare e di renderci utili». L'istituto agrario "Di Poppa-Rozzi", nei mesi scorsi, ha visto protagonisti alcuni detenuti in un altro progetto, denominato “Scuola nel carcere”, per imparare a coltivare la terra, curare gli orti e i giardini (con tre ore di lezioni al giorno) e ottenere la qualifica di operatori agroalimentari. Tra gli studenti che sono riusciti a diplomarsi c'è l'ex caporal maggiore Salvatore Parolisi, condannato all'ergastolo in primo grado per l'omicidio della moglie Melania Rea avvenuto a Ripe di Civitella nell'aprile del 2011 e rinchiuso nella casa circondariale di Castrogno da due anni.Parolisi si è diplomato insieme a dodici detenuti, costretti a maggiori restrizioni (assegnati alla prima sezione), con il punteggio finale di settantaquattro centesimi.
Gaetano Lombardino
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