Israele omaggia Umberto Adamoli, il podestà che salvò gli ebrei

23 Gennaio 2025

Al teramano è stato riconosciuto già a fine 2023 il titolo di “Giusto tra le Nazioni” alla memoria Giovedì prossimo i suoi discendenti riceveranno il riconoscimento dall’ambasciata israeliana. Nel ’43 avvisò alcune famiglie di rifugiati ebrei degli imminenti rastrellamenti evitando che venissero deportate

TERAMO. Quest’anno a Teramo la ricorrenza della Giornata della memoria avrà il suo culmine giovedì 30 gennaio, quando al Parco della scienza Israele renderà omaggio al “Giusto tra le Nazioni” Umberto Adamoli, il podestà di Teramo (teramano di nascita) che nel 1943 salvò dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti decine di ebrei, avvisandoli dell’imminenza dei rastrellamenti.

IL RICONOSCIMENTO

Il nome di Adamoli è già inciso dal dicembre del 2023 sul Muro d’onore nello Yad Vashem di Gerusalemme, il museo che tiene viva la memoria dell’Olocausto e celebra anche i non ebrei di diverse nazionalità che rischiarono la vita per aiutare i perseguitati per razza, ma a oltre un anno dal riconoscimento ufficiale della sua opera da parte di Israele non c’è ancora stato un evento pubblico. Ora il momento è arrivato. Giovedì prossimo i discendenti teramani del podestà riceveranno l’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” da rappresentanti dell’ambasciata d’Israele in Italia e dello Yad Vashem alla presenza delle autorità cittadine, prefetto e sindaco in primis.

IL “PODESTÀ BUONO”

La storia personale di Adamoli lascia poco adito a dubbi: è stato un servitore dello Stato fin da giovane, combattendo nella Grande guerra e arrivando al grado di colonnello della guardia di finanza, e in età matura un fascista convinto, perché senza essere “molto” fascisti non si diventava certo podestà di un capoluogo. Ma è altrettanto evidente che una profonda umanità e uno spiccato senso dell’onore non hanno mai abbandonato l’uomo Adamoli, i cui comportamenti dopo il fatidico 8 settembre 1943 hanno abbondantemente riscattato la sua adesione al regime. Adamoli prima si offrì in ostaggio ai tedeschi che intendevano attuare una rappresaglia nei confronti di cento teramani dopo lo scontro con i partigiani a Bosco Martese, poi aiutò in modo decisivo a salvarsi dalla deportazione diverse famiglie ebree rifugiate che erano giunte a Teramo da Trieste. Le prove dell’impegno profuso dall’allora podestà per far sfuggire alla cattura il gruppo di ebrei sono state messe insieme negli anni da Paola Fargion e Meir Polacco, che hanno recuperato documenti e raccolto testimonianze dei discendenti dei rifugiati a Teramo. Tra questi c’era Licia Canarutto, che nel ’43 aveva 12 anni e nel 2014 tornò in città a raccontare la propria esperienza agli studenti del Delfico. «Eravamo arrivati a Teramo da Trieste poco più di un mese quando la situazione precipitò», disse riferendosi all’avvio dei rastrellamenti [...]

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