La legge anti-suicidi salva una famiglia 

Non riuscivano a pagare il mutuo e l’abitazione stava per andare all’asta. Si sdebiteranno con 800 euro al mese in 60 rate

CELLINO ATTANASIO. Non ce l’hanno fatta a pagare il mutuo. La crisi ha colpito un piccolo imprenditore edile, a cui il lavoro si è ridotto praticamente a zero. E così alla famiglia di G.S. si sono accumulate rate del mutuo per l’acquisto della casa non pagate. E poi, per cercare di porre rimedio alla disastrosa situazione, sono stati chiesti altri prestiti che non sono riusciti a soddisfare.
La situazione era tale che la banca stava per riprendersi la casa per metterla all’asta. E i tre componenti della famiglia – lui, la moglie che ha un modesto stipendio e il suocero con una pensione gravata da una cessione del quinto fatta per cercare di pagare le rate arretrate – sarebbero rimasti anche senza un tetto. Il debito nei confronti della banca è di 170mila euro, oltre ai debiti di altra natura come finanziamenti e cessione del quinto dello stipendio. La famiglia, in preda alla disperazione, si è rivolta al legale Berardo Di Ferdinando, delegato Adusbef.
L’avvocato ha valutato che era impossibile la vendita dell’immobile per estinguere il debito ipotecario poiché, al tempo in cui l'immobile era stato stimato dalla banca per erogare il mutuo di 200mila euro, aveva un valore di mercato molto superiore a quello odierno. Il ricavato oggi non avrebbe permesso loro di soddisfare interamente il credito della banca. E la perizia di stima redatta dal tecnico di fiducia ha infatti confermato che, nell’eventualità, l’immobile sarebbe stato battuto a una base d'asta di circa 43mila euro.
E’ stata studiata una soluzione alternativa, basata sulla “legge anti suicidi”. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Di Ferdinando e assistita dal commercialista Gianni D’Alessandro che ha redatto il piano, ha offerto a tutti i creditori e non solo alla banca, una somma in denaro superiore, circa 53mila euro in rate da 800 euro mensili per 60 mesi. In questo modo si è evitato che l’immobile fosse pignorato e andasse all'asta. E, con ogni probabilità, G.S. e la sua famiglia avrebbero dovuto cercare un altro alloggio, dovendo pagare le imposte dell'immobile pignorato senza nemmeno poterlo occupare. Inoltre con l'asta verosimilmente sarebbe stato soddisfatto parzialmente solo il creditore ipotecario, cioè la banca, e tutta la differenza di debito anche degli altri creditori sarebbe rimasta a carico di G.S. Invece, ricorrendo alla legge anti suicidi, la famiglia potrà fra 60 mesi liberarsi dai debiti. «La legge anti suicidi», commenta Di Ferdinando, «è oggi l'unico strumento che permette al debitore di evitare il pignoramento dell'immobile, perché la vendita a valori di mercato non permetterebbe mai di estinguere il debito bancario a causa della forte flessione che ha subito il mercato immobiliare degli ultimi anni».
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