Le sei disabili tornano nella loro casa
La storia finisce: la Asl decide di ignorare le proteste del condominio. Le donne “sfrattate” riavranno l’appartamento
TERAMO. Ieri mattina, a sorpresa, le sei disabili psichiche in cerca di casa sono entrate nell’appartamento del condominio che, nei fatti, le ha rifiutate.
I residenti di uno stabile nelle vicinanze di viale Crucioli hanno infatti dato l’incarico a un legale e fatto una raccolta di firme per evitare l’apertura di una casa famiglia. E’ stato impugnato il regolamento di condominio che stabilisce come nell’edificio non si possano aprire strutture sanitarie. Su questo aspetto probabilmente si arriverà nelle aule di tribunale, a meno di un’intesa in extremis. Ma nel frattempo la Asl ha deciso di farvi trasferire le disabili, visto che comunque da mesi paga l’affitto per l’appartamento in questione.
Su una veloce soluzione della vicenda si è speso molto l’assessore comunale al sociale Giorgio D’Ignazio, a cui si sono rivolti i parenti delle pazienti. Infatti le sei donne, persone tranquille e autosufficienti - comunque assistite 24 ore su 24 - hanno vissuto fino a un anno fa in un appartamento in via Palma, dichiarato inagibile. La Asl ha dunque affittato l’abitazione in questione a febbraio. In attesa del trasferimento, bloccato da una serie di problemi burocratici, le donne sono state ricoverate della Rsa di Casalena. «Una struttura assolutamente inadatta a loro, che hanno bisogno di vivere in un ambiente familiare, senza le rigidità di una struttura sanitaria, anzi a continuo contatto con la gente», ha denunciato una parente. D’Ignazio ha lavorato su due fronti. Da una parte ha cercato delle soluzioni alternative, trovando una possibile sistemazione in una struttura finora inutilizzata in via Taraschi. Dall’altra ha parlato con i referenti della Asl. E questa seconda strada ha avuto una felice conclusione. «Sono contento di aver risolto il problema delle sei disabili psichiche», commenta l’assessore al sociale, «non potevano rimanere ancora nella Rsa. Si tratta di persone tranquille, sono convinto non daranno nessun problema. Sono peraltro assistite con molta professionalità e competenza dal personale della cooperativa Filadelfia. Ringrazio la Asl che si è dimostrata sensibile alla soluzione del problema». Le sei donne ieri mattina sono andate a pranzo in una casa famiglia vicina perchè la spesa non era stata ancora fatta, ma ieri sera sono tornate a consumare la cena, per la prima volta da febbraio, come in una vera famiglia, a casa loro. «A loro serve proprio questo, riconquistare una vita normale», commenta una parente, «per questo sono contentissime. Ringraziamo della sensibilità l’assessore D’Ignazio e la Asl».
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