Il carcere di Castrogno a Teramo

TERAMO

Mamma arrestata in carcere con la droga per il figlio detenuto

La polizia penitenziaria scopre 10 grammi di cocaina nelle parti intime. Il sindacato Sappe chiede una ricompensa agli agenti: "Pochi strumenti contro fenomeno in aumento"

TERAMO. Una donna è stata arrestata dalla polizia penitenziaria nell'area viste del carcere di Castrogno. Secondo quanto accertato, stava portando droga al figlio detenuto. Il fatto è avvenuto questa mattina. Agli agenti non è sfuggito il fatto che la donna stesse per consegnare consegnare la droga al figlio ristretto. E dopo una minuziosa perquisizione nelle parti intime, sono stati trovati circa 10 grammi di cocaina.

Giuseppe Pallini, segretario del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), sottolinea come tutto ciò sia stato possibile "grazie al fiuto impeccabile della polizia penitenziaria che ha svolto come sempre il suo delicato compito con costanza e spirito di abnegazione”. Il sindacalista, a nome del Sappe, rivolge un plauso al personale di Teramo, "che con non poche difficoltà riesce a contrastare l'introduzione di droga e oggetti non consentiti all'interno degli istituti penitenziari pur non avendo una strumentazione tecnologica adeguata e una carenza di personale cronica” e, pertanto, auspica "venga loro riconosciuta una adeguata ricompensa ministeriale".

Per Donato Capece, segretario generale Sappe, il problema dell'ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti detenuti tossicodipendenti: "Dai dati in nostro possesso sappiamo che quasi il 30% , ossia uno su tre, ha problemi di droga. Per chiarezza va ricordato che tossicodipendenti o alcoldipendenti all'interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione all'interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dunque dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento. Questa può essere la strada da seguire per togliere dal carcere i tossicodipendenti e limitare sempre di più l'ingresso di sostanze stupefacenti, unito ovviamente a tutte le attività di prevenzione, come l'utilizzo delle unità cinofile che sono anch’esse fondamentali nel contrasto dei tentativi illeciti e fraudolenti di ingresso e smercio di droghe in carcere".