Mamma morta nell’auto sfrenata: il figlio patteggia, tecnici prosciolti
Un anno e quattro mesi per l’uomo che secondo l’accusa non avrebbe inserito il freno a mano Non luogo a procedere per gli altri due indagati per la strada senza barriere di protezione
TERAMO. Ci sono procedimenti giudiziari che scandiscono tragedie destinate a diventare ancora più dolorose con il passare del tempo. Come in questo caso: una mamma morta nell’auto del figlio che prima si è sfrenata e poi è finita in un dirupo.
A quasi due anni da quel drammatico giorno è una sentenza di patteggiamento e di non luogo a procedere a scrivere l’epilogo giudiziario della morte di Giuditta Di Pomponio , 82enne residente a Collecorvino, nel Pescarese, deceduta nell’auto sfrenata ad Arsita.
Nell’udienza preliminare di ieri mattina il figlio Giuliano Di Marcantonio, 49 anni, ha patteggiato un anno e quattro mesi per omicidio stradale e il gup Lorenzo Prudenzano ha disposto il non luogo a procedere per due tecnici, uno esterno e uno del Comune di Arsita, indagati con l’accusa di omicidio colposo per le condizioni della strada senza barriere di protezione. Si tratta di Antonio Cerrone, tecnico del Comune e di Lorenzo Modesti: il primo era stato indagato nella sua veste di responsabile amministrativo del procedimento relativo alla delibera di affidamento incarico della redazione del progetto al privato, il secondo nella sua veste di tecnico esterno incaricato della redazione del progetto definitivo ed esecutivo dei lavori di messa in sicurezza della strada comunale. Secondo l’accusa della Procura (titolare del fascicolo il pm Francesca Zani) ipotizzata nei confronti dei tecnici «era stato espresso parere di regolarità tecnica con riferimento al progetto presentato omettendo di prevedere la segnaletica di pericolo nonché barriere di protezione lungo via Collecerri caratterizzata da forte dislivello e dalla presenza di numerosi tornanti». Madre e figlio, che secondo la Procura non avrebbe inserito il freno a mano e non avrebbe lasciato il veicolo con le ruote sterzate, il 17 dicembre del 2022 erano partiti da Collecorvino per raggiungere la vecchia abitazione di famiglia ad Arsita venduta dopo che l’anziana si era trasferita a vivere con il figlio nel Pescarese. Il figlio, unico testimone dei fatti visto che con loro non c’era nessun altro, aveva parcheggiato la macchina, una Nissan Qashqai, davanti all’abitazione per scendere. Doveva essere questione di minuti e per questo la mamma era rimasta nella vettura, seduta sul lato passeggeri. Improvvisamente la macchina si era sfrenata finendo nella scarpata sottostante per una settantina di metri. Nel drammatico volo la vettura si era prima ribaltata sulla strada sottostante e poi, dopo ulteriori ribaltamenti, era finita nella scarpata.
Il figlio era assistito dagli avvocati Gennaro e Caterina Lettieri. Modesti dall’avvocato Mariangela Cardarelli e Cerrone dall’avvocato Tommaso Navarra . Così commenta Navarra: «A fronte di sinistro stradale si moltiplicano le posizioni di garanzia e non sempre lo strumento penale appare quello più idoneo per la loro ricostruzione. In assenza di autonoma capacità decisionale e di spesa sicuramente la posizione di garanzia rimane esclusa. Come nel nostro caso». Tra un mese le motivazioni del provvedimento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
A quasi due anni da quel drammatico giorno è una sentenza di patteggiamento e di non luogo a procedere a scrivere l’epilogo giudiziario della morte di Giuditta Di Pomponio , 82enne residente a Collecorvino, nel Pescarese, deceduta nell’auto sfrenata ad Arsita.
Nell’udienza preliminare di ieri mattina il figlio Giuliano Di Marcantonio, 49 anni, ha patteggiato un anno e quattro mesi per omicidio stradale e il gup Lorenzo Prudenzano ha disposto il non luogo a procedere per due tecnici, uno esterno e uno del Comune di Arsita, indagati con l’accusa di omicidio colposo per le condizioni della strada senza barriere di protezione. Si tratta di Antonio Cerrone, tecnico del Comune e di Lorenzo Modesti: il primo era stato indagato nella sua veste di responsabile amministrativo del procedimento relativo alla delibera di affidamento incarico della redazione del progetto al privato, il secondo nella sua veste di tecnico esterno incaricato della redazione del progetto definitivo ed esecutivo dei lavori di messa in sicurezza della strada comunale. Secondo l’accusa della Procura (titolare del fascicolo il pm Francesca Zani) ipotizzata nei confronti dei tecnici «era stato espresso parere di regolarità tecnica con riferimento al progetto presentato omettendo di prevedere la segnaletica di pericolo nonché barriere di protezione lungo via Collecerri caratterizzata da forte dislivello e dalla presenza di numerosi tornanti». Madre e figlio, che secondo la Procura non avrebbe inserito il freno a mano e non avrebbe lasciato il veicolo con le ruote sterzate, il 17 dicembre del 2022 erano partiti da Collecorvino per raggiungere la vecchia abitazione di famiglia ad Arsita venduta dopo che l’anziana si era trasferita a vivere con il figlio nel Pescarese. Il figlio, unico testimone dei fatti visto che con loro non c’era nessun altro, aveva parcheggiato la macchina, una Nissan Qashqai, davanti all’abitazione per scendere. Doveva essere questione di minuti e per questo la mamma era rimasta nella vettura, seduta sul lato passeggeri. Improvvisamente la macchina si era sfrenata finendo nella scarpata sottostante per una settantina di metri. Nel drammatico volo la vettura si era prima ribaltata sulla strada sottostante e poi, dopo ulteriori ribaltamenti, era finita nella scarpata.
Il figlio era assistito dagli avvocati Gennaro e Caterina Lettieri. Modesti dall’avvocato Mariangela Cardarelli e Cerrone dall’avvocato Tommaso Navarra . Così commenta Navarra: «A fronte di sinistro stradale si moltiplicano le posizioni di garanzia e non sempre lo strumento penale appare quello più idoneo per la loro ricostruzione. In assenza di autonoma capacità decisionale e di spesa sicuramente la posizione di garanzia rimane esclusa. Come nel nostro caso». Tra un mese le motivazioni del provvedimento.
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