Morto uno degli ultimi testimoni abruzzesi internati nei lager nazisti
L’ex deportato, grazie al lavoro del ricercatore storico Walter De Berardinis, aveva ricevuto la Medaglia d’Onore di Bronzo per l’internamento
PENNA SANT'ANDREA. E’ scomparso ieri, nell’ospedale civile “Giuseppe Mazzini” di Teramo, l’ex Internato Militare Italiano Giovanni Paolone. I funerali si sono svolti oggi pomeriggio nella chiesa di Santa Giusta a Penna Sant’Andrea. L'uomo lascia i figli Domenico e Gaetano, la nuora Paola, i nipoti Giovanna, Francesco, Roberto, Alessandro, Andrea e i pronipoti: Ginevra, Gaetano, Tommaso, Filippo e Giorgia.
L’Ambasciata di Germania in Italia, recentemente, gli aveva dedicato un lungo post sui social network ufficiali. L’ex soldato ed ex deportato IMI-Internato Militare Italiano, nativo di Cermignano, viveva con la sua famiglia in Contrada Castellaro. Per uno scherzo del destino, lo scorso 19 settembre, nell’Aula della Camera è stata votata all'unanimità, con 256 sì, l'istituzione del 20 settembre quale giornata degli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi.
L’ex deportato, grazie al lavoro del ricercatore storico Walter De Berardinis, aveva ricevuto la Medaglia d’Onore di Bronzo per l’internamento e l’incontro, nel 2023, con il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Anche il Comando Militare Esercito Abruzzo e Molise, grazie all’interessamento di De Berardinis, rilasciò i diplomi e gli attestati di avvenuto conferimento come: Combattente della Libertà (1943-45), delle due campagne di guerra (1940-43 e 1943-45) e Croce di Guerra per l’internamento. La presidente provinciale dell’ANEI di Teramo – Associazione Nazionale Ex Internati – Edoarda Broccolini gli aveva donato Ad honorem l’iscrizione all’associazione.
Paolone era nato a Cermignano il 24 giugno 1922. Il 2 febbraio 1942, dopo che aveva già tre fratelli (erano 7 figli) al fronte, parte in guerra con il 73° reggimento fanteria “Lombardia” a Trieste e successivamente, dopo aver frequentato il corso di armaiolo, viene distaccato al 52° reggimento fanteria nell’area al confine orientale con il CLVII battaglione mitraglieri “Novara” – 2° Divisione di fanteria "Sforzesca" (dislocata in Venezia Giulia nella zona tra Divaccia, Fola, Sesana, Villa del Nevoso lungo la linea di confine italo-jugoslavo).
Dopo le vicende dell’8 settembre 1943, verrà catturato dai tedeschi a Trieste e internato nello Stammlager II-D a Stargard, in Pomerania in territorio polacco vicino alla città di Stettino. Durante la sua prigionia, con il numero 101-306, condivisa anche con canadesi e americani, lavorò nei campi e fabbriche tedesche. La salvezza arrivò l’11 aprile 1945, quando gli alleati aprirono i cancelli del lager e fu rimpatriato solo nell’estate dello stesso anno. Aveva passato due anni in un lager nazista. Negli ultimi anni di vita, grazie all’invito di alcuni docenti, incontrava gli studenti degli istituti scolastici del medio e alto Vomano.
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