Parolisi: ora non toglietemi mia figlia
Omicidio di Melania, dopo il no alla libertà il caporale si gioca tutto domani a Napoli
TERAMO. «Adesso non toglietemi la bambina». Se si potesse tradurre in parole il pensiero dominante di Salvatore Parolisi nella sua cella di Castrogno dopo che la Cassazione ha rigettato la sua richiesta di tornare in libertà, sarebbe questo.
Il caporal maggiore dell'esercito accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea, persa una battaglia, si appresta a combatterne un'altra. Domani, a Napoli, il tribunale per i minorenni potrebbe decidere di togliergli la figlia di due anni. E, a quanto pare, è questa la partita che il presunto assassino ritiene più importante.
Parolisi, secondo quanto riferisce uno dei suoi avvocati, Nicodemo Gentile, che ieri è andato a trovarlo in carcere, si è detto «amareggiato» per l'esito del ricorso in Cassazione, «che ha appreso guardando la televisione». Ma, in realtà, era preparato a un pronunciamento negativo della Suprema Corte. E così i suoi legali, che dietro le dichiarazioni di facciata speravano tutt'al più in un rigetto con rinvio: ovvero che la Cassazione, pur negando la scarcerazione, chiedesse alla Procura degli ulteriori approfondimenti. Per loro sarebbe stato comunque un successo. Invece c'è stato un rigetto pieno, ed è un brutto colpo per la difesa. Ma ora, in attesa della chiusura dell'inchiesta, la vicenda giudiziaria legata all'omicidio passa in secondo piano. Ora il chiodo fisso di Parolisi è conservare la patria potestà sulla figlia. «Quello che più lo amareggia», spiega infatti Gentile, «è che in questa vicenda venga tirata in ballo la figlioletta che lui stesso aveva chiesto di affidare, in via temporanea, ai nonni materni». E Federica Benguardato, l'avvocato teramano che fa parte del collegio difensivo, conferma: «È tutto preso dall'udienza di Napoli, dice che è il pensiero della figlia a dargli la forza di andare avanti».
A decidere la sorte della bambina sarà dunque, domani, il tribunale per i minorenni di Napoli. La Procura presso questo tribunale ha chiesto per il caporal maggiore la revoca della patria potestà. In precedenza i genitori di Melania, attraverso il loro legale Mauro Gionni, avevano chiesto l'affidamento temporaneo della nipotina. In quel procedimento si è inserita la Procura dei minori, che ha così motivato la richiesta di togliere la bimba al padre: «L'omicidio della madre presumibilmente è avvenuto alla presenza della minore».
Parolisi ha chiesto da tempo alla magistratura che lo indaga di poter vedere la figlia e la Procura di Teramo non si è mai opposta al fatto che l'indagato potesse ricevere in carcere la visita della sua piccina. Contrari, invece, i Rea. Ma l'eventuale via libera a questa visita potrebbe esserci solo se il tribunale napoletano dirà che il caporal maggiore può conservare la patria potestà.
Il caporal maggiore dell'esercito accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea, persa una battaglia, si appresta a combatterne un'altra. Domani, a Napoli, il tribunale per i minorenni potrebbe decidere di togliergli la figlia di due anni. E, a quanto pare, è questa la partita che il presunto assassino ritiene più importante.
Parolisi, secondo quanto riferisce uno dei suoi avvocati, Nicodemo Gentile, che ieri è andato a trovarlo in carcere, si è detto «amareggiato» per l'esito del ricorso in Cassazione, «che ha appreso guardando la televisione». Ma, in realtà, era preparato a un pronunciamento negativo della Suprema Corte. E così i suoi legali, che dietro le dichiarazioni di facciata speravano tutt'al più in un rigetto con rinvio: ovvero che la Cassazione, pur negando la scarcerazione, chiedesse alla Procura degli ulteriori approfondimenti. Per loro sarebbe stato comunque un successo. Invece c'è stato un rigetto pieno, ed è un brutto colpo per la difesa. Ma ora, in attesa della chiusura dell'inchiesta, la vicenda giudiziaria legata all'omicidio passa in secondo piano. Ora il chiodo fisso di Parolisi è conservare la patria potestà sulla figlia. «Quello che più lo amareggia», spiega infatti Gentile, «è che in questa vicenda venga tirata in ballo la figlioletta che lui stesso aveva chiesto di affidare, in via temporanea, ai nonni materni». E Federica Benguardato, l'avvocato teramano che fa parte del collegio difensivo, conferma: «È tutto preso dall'udienza di Napoli, dice che è il pensiero della figlia a dargli la forza di andare avanti».
A decidere la sorte della bambina sarà dunque, domani, il tribunale per i minorenni di Napoli. La Procura presso questo tribunale ha chiesto per il caporal maggiore la revoca della patria potestà. In precedenza i genitori di Melania, attraverso il loro legale Mauro Gionni, avevano chiesto l'affidamento temporaneo della nipotina. In quel procedimento si è inserita la Procura dei minori, che ha così motivato la richiesta di togliere la bimba al padre: «L'omicidio della madre presumibilmente è avvenuto alla presenza della minore».
Parolisi ha chiesto da tempo alla magistratura che lo indaga di poter vedere la figlia e la Procura di Teramo non si è mai opposta al fatto che l'indagato potesse ricevere in carcere la visita della sua piccina. Contrari, invece, i Rea. Ma l'eventuale via libera a questa visita potrebbe esserci solo se il tribunale napoletano dirà che il caporal maggiore può conservare la patria potestà.
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