Parolisi: sono innocente, datemi mia figlia

23 Gennaio 2012

Dal carcere di Teramo l'ultimo appello del marito di Melania: il processo chiarirà tutto

TERAMO. «Sono innocente, il processo lo chiarirà. Ma io voglio vedere mia figlia». Nella cella in cui rinchiuso è da 155 giorni, Salvatore Parolisi continua a dire la sua verità: lui non ha ucciso la moglie Melania Rea. Ma il caporal maggiore, che ai difensori confida di essere pronto per affrontare la battaglia giudiziaria che lo attende, è un padre che da sette mesi non vede la sua bimba. Ed è questa la battaglia che prima di tutto vuole vincere. Il 2 dicembre il tribunale dei minori di Napoli ha stabilito che la può incontrare ogni tre settimane, ma un mese dopo il giudice tutelare di Nola ha sospeso le visite stabilendo una consulenza psicologica per la piccola. I tempi, dunque, sembrano destinati ad allungarsi. Parolisi lo sa e per questo si sfoga con gli avvocati: «Tutti possono vedere i figli in carcere. A me questo diritto viene negato».

Intanto, dopo che il gip Giovanni de Rensis ha accolto la richiesta di giudizio immediato fissando per il 27 febbraio l'inizio del processo, i legali del caporal maggiore hanno quindici giorni di tempo per chiedere ad un altro giudice un eventuale rito abbreviato. Un rito che, in caso di condanna, consente di avere la riduzione di un terzo della pena. Nei giorni scorsi gli avvocatii Valter Biscotti, Nicodemo Gentile e Federica Benguardato hanno ventilato l'ipotesi di ricorrere ad un abbreviato condizionato a due perizie.

In particolare la difesa potrebbe chiedere nuovi accertamenti sull'ora della morte e sul telefono cellulare della vittima. Secondo il medico legale Melania è morta tra le 14.30 e le 15: un arco di tempo in cui, per l'accusa, la donna era con Salvatore nel bosco di Ripe. Nell'impianto accusatorio una particolare rilevanza assume il cellulare della donna: secondo gli esperti del Ros e secondo la perizia disposta dalla procura il telefono di Melania dalle 14.30 alle 15 di quel 18 aprile ha sempre e solo agganciato la cella di Ripe di San Marco. Quindi, sostiene l'accusa, Parolisi mente quando dice che la donna è stata con lui e la loro bambina sul pianoro di Colle San Marco (una zona in cui però la donna non è stata vista da nessun testimone).

Sulla localizzazione del cellulare di Melania, però, grava una questione tecnica sottolineata sia dal Ros che dai periti: in quella zona, infatti, si verifica un sovraccarico delle celle che non consente di avere una certezza matematica dei dati riguardanti l'aggancio degli impianti da parte degli apparecchi. Una questione che è sempre stata sottolineata dalla difesa di Parolisi e dal suo consulente.

Tra oggi e domani, intanto, in procura dovrebbe essere depositato l'accertamento sul computer di Ludovica, l'amante soldatessa di Parolisi, sequestrato prima di Natale.

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