Sant'Egidio
Sant'Egidio, rischia la morte per un farmaco: salvo
Va in shock anafilattico e viene rianimato. «Ringrazio la Croce bianca, è un servizio che non va chiuso»
SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA Marco Marinelli, 43 anni, di Sant’Egidio alla Vibrata, se oggi è nella condizione di raccontare la sua storia al Centro lo deve – così dice – alla Croce Bianca di Sant’Egidio alla Vibrata. I volontari dell’associazione sono stati i primi a soccorrerlo quando è stato colto, alcuni giorni fa, da shock anafilattico, prima che il 118 lo trasportasse in ospedale.
Nella frazione di Villa Marchesa, dove Marco vive, lo conoscono come “Pecora”. Da anni l’uomo lotta contro una salute cagionevole e l’ultima volta la morte l’ha vista quasi in faccia. «Ero in cura per una bronchite con la penicillina», racconta Marinelli, «e ultimamente anche per un’otite. Le mie condizioni non erano ottimali e mi è stato prescritto un ciclo di altre sei punture dello stesso antibiotico. E’ stato deleterio. Dopo una delle sei somministrazioni, ho cominciato a sentirmi soffocare. Avevo fame d’aria, in bocca avvertivo uno strano sapore. Ero diventato cianotico e gonfio, chiari segni di uno shock anafilattico in essere. Da questo punto in poi», continua il 43enne, «non ricordo più nulla. So che è stata chiamata la locale Croce Bianca che, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza medicalizzata del 118, mi ha intubato praticando il massaggio cardiaco. E’ stato grazie a loro se oggi sono in vita e voglio ringraziare gli operatori in servizio quel giorno. Il 118 poi mi ha defibrillato e sono stato portato al “Val Vibrata” Sant’Omero».
Qui è cominciata, per il paziente, una piccola odissea. «Mi hanno detto che c’era posto a Giulianova e mi hanno trasferito lì», dice ancora Marinelli, «salvo poi scoprire che così non era. Sono tornato a Sant’Omero e da qui mi hanno portato ad Atri dove sono stato quattro giorni in rianimazione. Sono salvo e, oggi, sono felice di poter raccontare la mia storia».
Marinelli non nasconde il disappunto per quel posto-letto che prima c’era e poi non più all’ospedale giuliese. Ma è preoccupato anche per un’altra cosa: del destino della Croce Bianca. «Mi dicono che il servizio è a rischio. Faccio appello a chiunque, forze politiche prima di tutto, perché venga scongiurato il pericolo della sua chiusura. Io posso dire, perché l’ho sperimentato sulla mia pelle, di quanto bisogno questo territorio ha della Croce Bianca se si vogliono salvare vite. Se vogliamo garantire davvero servizi di pronto intervento sanitario, queste realtà sono essenziali. Non ne possiamo assolutamente fare a meno».