Lo stilista Filippo Fiocco con la collaboratrice Eliana Casaula

Sant'Egidio: stilista aiuta a ripartire l'azienda distrutta dal terremoto 

La Fdm è crollata, il proprietario ha voluto riprendere subito l’attività. Ora il creatore di moda Filippo Flocco ha accettato di ideare le prossime collezioni senza compenso 

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA. Solidarietà e attaccamento alla propria terra. Due potenti motivazioni che hanno indotto lo stilista Filippo Flocco ad aiutare un’azienda distrutta dal terremoto a risollevarsi.
La storia della Fdm Manifatture di Sant’Egidio è terribile ed entusiasmante al tempo stesso. La camiceria, la cui sede era stata realizzata pochissimi anni prima, è stata rasa al suolo dal terremoto del 18 gennaio 2017.

Resta praticamente integra solo la facciata, dietro ci sono le macerie. E solo per un caso – un blackout elettrico – sotto al tetto e ai pilastri crollati non ci sono state vittime: i venti operai non erano infatti al lavoro. Il proprietario, Paolo Di Matteo, dopo due giorni di shock per aver visto andare in fumo il lavoro di una vita, ha deciso di riprenderla in pugno, quella vita. E, con un coraggio che pochi avrebbero avuto, ha riaperto. Fra mille difficoltà, con tanta fatica ma anche con tanta caparbietà.
Lo stilista teramano quando ha sentito la sua storia ha deciso senza esitazione di dargli una mano. «Il Ceo della Fdm manifatture mi ha contattato tramite Eliana Casaula (una stilista che collabora con Flocco, ndr): ci siamo incontrati alla fiera tessile Milano Unika, mentre andavo di corsa da un padiglione all’altro. Poi, una volta tornati, ho visto la devastazione nel suo stabilimento e mi sono convinto. Ho accettato l’incarico da direttore creativo». La particolarità è che Flocco accetterà solo dei rimborsi, ma non un vero e proprio compenso. «Sono contento di dare il mio piccolo contributo alla ripartenza del sistema produttivo teramano», commenta Flocco, «ammiro questo imprenditore che non si è pianto addosso e pur avendo perso tutto ha deciso di riprendere l’attività. Voglio aiutare la Fdm, stiamo già ideando la collezione primavera-estate 2019 e abbiamo dato un contributo a quanto già prodotto».
Di Matteo subito dopo il crollo ha preso in affitto dal tribunale un capannone nelle vicinanze, l’ex Pixel, e qui ha riavviato la produzione. «Con il terremoto», racconta l’imprenditore, «è andato distrutto tutto, persino le stoffe. Siamo solo riusciti a tirare fuori dalle macerie il server con i numi dei clienti e il dare-avere. Ho dovuto ricomprare tutto, anche i macchinari. Ma molti fornitori mi sono stati vicini, dandomi la merce e non sollecitando i pagamenti: forse avevo seminato bene in più di 15 anni di attività». Ora la Fdm aspetta che si sblocchi la pratica per la ricostruzione, che arrivino i fondi – in misura ridotta perchè non nel cratere – per ricostruire e andare avanti. Perchè Di Matteo continua ancora a pagare il leasing per la fabbrica crollata e per l’affitto per il capannone dove opera ora. Bisogna fare presto.
«Far ripartire le aziende è molto importante per tutta la provincia di Teramo: se non c’è lavoro non ci sarà futuro. Io non posso sbloccare la burocrazia, ma posso dare aiutare l’azienda a riposizionarsi con prodotti nuovi e magari anche ad ampliare ulteriormente le esportazioni», conclude Flocco che non a caso ha da tempo un ufficio stile deputato a questo scopo con sedi a Milano e Roma, «sto interessandomi a nuovi mercati in Medio Oriente, ad esempio».
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