Teramo, azzerata la giunta, ma l’accordo non c’è
Dopo due ore e mezzo la maggioranza fa saltare il consiglio e si dà un’altra settimana per trovare la quadra. Brucchi scommette una cena: maggioranza il 13 giugno
TERAMO. Il condottiero romano Quinto Fabio Massimo viene ricordato come “cunctator”, «il temporeggiatore». Durante la seconda guerra punica evitò a lungo lo scontro con i cartaginesi per logorarli e alla lunga i fatti gli dettero ragione. Il sindaco Maurizio Brucchi deve aver rispolverato i testi di storia romana e con i dissidenti che gli hanno fatto venir meno i numeri in consiglio ha scelto la stessa tattica. Prima le dimissioni, rientrate entro i venti giorni canonici. Poi la convocazione del consiglio di ieri, che a suo dire sarebbe dovuto essere il giorno della verità. E poi, a due ore dall’inizio della seduta, l’annuncio alla maggioranza (o presunta tale) di aver revocato la giunta con un decreto. Questo azzeramento dell’esecutivo, però, non poteva bastare a mettere tutti d’accordo e andare in aula con i numeri a posto. Perché Brucchi, come ha fatto fin dall’inizio di questa crisi, non ha voluto sciogliere il nodo del numero degli assessori. Non ha detto no al taglio della giunta da nove a sei componenti, condizione precisa dettata dai dissidenti Domenico Sbraccia, Alfredo Caccioni e Vincenzo Falasca, ma non ha detto neanche sì. Questo ha reso inevitabile l’ennesimo rinvio. E, infatti, dopo due ore e mezza di riunione nella sede municipale di via Carducci, il sindaco ha detto ai giornalisti in attesa che la maggioranza avrebbe fatto saltare il consiglio.
«È stata una riunione molto discussa e molto positiva», così il primo cittadino, «nella quale tutti i 18 consiglieri presenti hanno ribadito che nessuno vuole il commissariamento del Comune. Si è preso atto del mio atto politico molto forte dell’azzeramento della giunta, è il secondo atto politico forte che compio dopo le dimissioni e dimostra quanto io tenga a far restare in piedi l’amministrazione. Si è deciso tutti insieme che oggi (ieri per chi legge, ndr) non ci sarà consiglio, ci prendiamo un’ulteriore settimana di riflessione in cui tutti, attraverso una serie di incontri, dovranno dare il proprio contributo per trovare una quadra. Quadra che ritengo possa essere estesa anche ai gruppi che non sono più in maggioranza. Sono tranquillo e fiducioso, ho fatto tutto quello che si poteva fare. E rispetto a un mese fa sono stati fatti grossi passi avanti». Quanto ai dissidenti, hanno dribblato la stampa con frasi di circostanza ma comunque significative: «L’accordo non si poteva trovare oggi, ora c’è una settimana, vediamo...».
Più tardi nell’aula dell’Ipogeo, mentre la segretaria comunale scandiva invano i nomi dei consiglieri e nessuno rispondeva all’appello, a domanda Brucchi ha ribadito, come fatto più volte in questo mese e mezzo: «Non riduciamo la questione solo al dato numerico, a quanti assessori: questa è la terza cosa. Prima vengono il programma e l’impegno ad andare fino in fondo nella consiliatura». Temporeggiatore fino in fondo, insomma. Brucchi ha scommesso una cena che martedì 13 giugno, nella seduta di seconda convocazione, riavrà una maggioranza. In tanti sono pronti a scommettere che non sarà così.
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